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Zénon Yoga Novara

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Zénon

Codex Seraphinianus

5 Novembre 2014 Zénon


La prima edizione del Codex Seraphinianus vede la luce nel 1981 grazie a Luigi Serafini, eclettico architetto romano con una spiccata vena artistica. Da iniziale libro semisconociuto e semi-clandestino (pare che le prime copie andarono a ruba e poi per molto tempo fu difficile reperirlo), questa opera ha visto diverse edizioni e, da appannaggio di pochi, con l’avvento dell’era digitale e di internet, si è trasformata in un must have per tutti i cultori del surreale, peraltro ristampato in una edizione di lusso lo scorso anno da Rizzoli.

Ma in definitiva cos’è il Codex Seraphinianus?

Luigi Serafini
Luigi Serafini

È un’enciclopedia di un mondo apparentemente alieno che contiene però molti elementi riconducibili al nostro mondo, ibridando i regni umano, vegetale, animale, minerale e tecnologico. La modalità con cui l’autore ce lo presenta è quella appunto di un’enciclopedia come potrebbe essere quella di Diderot, dove si susseguono spiegazioni e schematizzazioni di tutti gli aspetti di questo mondo “parallelo”: architettura, flora, fauna, abbigliamento, scienza eccetera.

Ciò che rende però unico questo libro è come l’autore affronti questi temi: con delle suggestive tavole disegnate a mano (sono diverse centinaia) accompagnate da una scrittura che non è riconducibile ad alcun linguaggio conosciuto e quindi ritenuta “inventata”, di cui offriamo qui una galleria (basta cliccare sulle immagini per ingrandirle):

Una prima riflessione personale è dettata da alcune riminiscenze filosofiche liceali riguardanti le idee nel pensiero platonico e neoplatonico, intesa come fondamento gnoseologico e ontologico della realtà. Se quindi le idee sono degli assoluti esistenti a prescindere dal processo mentale del singolo, possiamo veramente concepire un qualcosa che non esiste?

A parte questa considerazione, la chiave del fascino che questo libro ha esercitato e continua ad esercitare sul pubblico sta più che altro nel suo perché: qual è il suo significato? Cosa ha spinto l’autore a impegnarsi in un lavoro così imponente? Quale sarà il messaggio celato dietro tutto ciò? Una burla di un buontempone eccentrico o un’opera esoterica che dietro alle tavole e al linguaggio apparentemente senza senso, celi degli inimmaginabili segreti?

Alcuni hanno voluto cercare dei paralleli con il Manoscritto di Voynich, un’analoga sorta di misteriosa enciclopedia che Rodolfo II di Asburgo, noto per il suo interesse verso l’alchimia, acquistò a caro prezzo da John Dee nel ‘600. Tuttavia l’enigma del Codex è ancora più sconvolgente in quanto non si tratta di un misterioso testo cifrato di un oscuro alchimista del passato, bensì di un personaggio tutt’ora vivente, interrogabile, disposto al dialogo, ma che tuttavia sembra ritrarsi dal fornire una chiave.

voynich_manuscript_170
Il manoscritto di Voynich

Si sa che l’essere umano è di per sé curioso e spesso la mente lo costringe a razionalizzare, riconducendo a schemi a lei propri e familiari qualunque fenomeno le capiti davanti. Per questo motivo cercando nel web, si possono trovare i commenti più disparati nel tentativo di decifrare e/o trovare una spiegazione razionale a questa opera. C’è addirittura chi, per la gioia dei nerd, ha messo online un decodificatore che traduce da inglese, italiano, spagnolo e francese nell’alfabeto serafiniano, nonostante lo stesso Serafini abbia più volte affermato che tale scrittura è per lui “solo un gioco”.

In realtà, molto probabilmente, accettare l’assenza di un significato al di fuori dell’opera stessa è lo scoglio più grande per entrare in sintonia con il Codex.

Infatti, sfogliando, il susseguirsi di immagini surreali, spesso grottesche, accompagnate da una scrittura morbida e sinuosa ma incomprensibile, il lettore è sottoposto ad un continuo susseguirsi di emozioni molto discrepanti, il tutto esacerbato dal tentativo incessante della mente di cercare di ricondurre la somma di queste percezioni a degli schemi preconfezionati riguardo la propria concezione di realtà. Frustrazione che è esasperata ulteriormente dalla coerenza e dalla coesione di un testo che tuttavia rifiuta di fornire significati.

Un approccio opposto è quello delineato da Douglas Hofstader che al Codex dedicò uno dei suoi Metamagical Themas:

Molte persone a cui ho mostrato questo libro lo trovano spaventoso o in qualche modo sgradevole. Sembra che glorifichi l’entropia, il caos e l’incomprensibilità. C’è molto poco a cui aggrapparsi; tutto slitta, luccica, scivola. Eppure il libro ha una sorta di bellezza e di logica propria, qualità apprezzate da una calsse di persone diversa: persone che si trovano molto più a proprio agio con la fantasia a ruota libera e, in un certo senso, con la follia. Trovo alcune somiglianze tra la composizione musicale e questo tipo di invenzione. Entrambe sono astratte, entrambe creano uno stato d’animo, entrambe si basano principalmente sullo stile per trasmettere contenuti. La musica è, in un certo modo, una sorta di nonsense che nessuno comprende realmente. Incanta quasi ogni essere umano che può ascoltare ed eppure, di tutto ciò, sorprendentemente sappiamo ancora poco su come la musica azioni le sue meraviglie. Ma se la musica è una sorta di nonsense uditivo, ciò non impedisce il sorgere di forme ancora più estreme di super-nonsense auditivi. I lavori di Karl-Heinz Stockhausen, Peter Maxwell Davies, Luciano Berio e John Cage forniranno una splendida introduzione a quel genere, nel caso qualche lettore non sappia di cosa sto parlando. 1Douglas Hofstadter, Metamagical Themas, Basic Books

Bene, abbiamo toccato i due estremi dell’esperienza con il Codex che delineano anche gli estremi di ogni esperienza con la realtà: il tentativo frustrante di decodifica, di trovare l’altra metà del guscio, e il perdersi nella fantasticheria e nel nonsense, ossia nel perdersi e nel compiacersi della metà che ci è data. Tuttavia vorremmo suggerire una terza via, leggermente più ardua, che consiste nel mantenersi in equilibrio sulla china tra i due cigli, che è poi la via – a nostro parere – della produzione e della fruizione artistica nel senso più autentico.

codex-seraphinianus-abbeville

Il Codex non si “fa” leggere nel modo comune con cui possiamo intendere questo termine, ma richiede una modalità decisamente più originale e che mi ha ricordato ad esempio, la “lettura” delle mappe alchemiche Taoiste: non è tanto il “perché” che è importante in questo caso ma il ”come” e il processo a cui la “lettura” del libro porta. Il tutto ovviamente senza un fine, proprio come il Taosimo che individua nel “non agire” e nel “non profitto” la centralità del proprio messaggio.

Ed è proprio in questo punto di equilibrio, nel silenziare il processo di decodifica razionale e al tempo stesso nel mantenersi “sul pezzo” evitando le derive fantastiche che si apre la possibilità di ciò che in una parola sola possiamo definire: intuizione. Che è infine il quarto dei significati attribuiti ai testi medievali; ovvero, oltre a quello letterale, morale, allegorico c’è il significato segreto. Che è al tempo stesso oggettivo ma deve essere esperito soggettivamente, non può essere spiegato da persona a persona senza passare dall’esperienza diretta. E alla fine, è lo stesso autore che suggerisce che l’unico a detenere il significato del Codex è soltanto il lector in fabula che il Codex costringe a venire allo scoperto:

In fondo il Codex è come le macchie di Rorschach: ciascuno ci vede quel che vuole. E’ una sorta di visione oracolare, hai la sensazione che il libro ti parli ma in verità sei tu che lo fai parlare vedendoci dentro delle cose. 2Codex Seraphinianus, tutti i segreti del libro più strano del mondo, intervista di Daily Wired a Luigi Serafini

Note[+]

Note
↑1Douglas Hofstadter, Metamagical Themas, Basic Books
↑2Codex Seraphinianus, tutti i segreti del libro più strano del mondo, intervista di Daily Wired a Luigi Serafini
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La sofferenza

6 Giugno 2014 Zénon

E allora, senza solide fondamenta,
tutto è andato in frantumi.
La falsa ebbrezza, quanto è durata?
Dipende.

Se siete rotte al dolore, se avete coraggio,
volontà orgoglio, queste false virtù tanto elogiate,
avete stretto i denti
E avete resistito.

E, per un momento, avete creduto di esserci arrivate.
Talvolta, ahimè, si tiene duro così, per parecchio tempo.
Ci hanno tanto ripetuto che bisogna soffrire sorridendo.
Sorridere, stringendo i denti…
che misera smorfia.

Qui dobbiamo fermarci.
E parlare della sofferenza che abbiamo appena incontrato.
Si è scritto tanto su di essa,
sono state dette tante stupidaggini,
avvelena ancora a tal punto
che bisogna cercare di vederci chiaro.

Voi incontrerete il dolore.
E, non si scappa, bisogna sopportarlo.
Perché?
Perché bisogna vedere. Capire.
E non accettare ciecamente.
Sopportazione, coraggio?
Sono virtù rispettabili. Di cui avrete bisogno.
Ma per superarle.
Non sono grandi virtù.
Sono dei ripieghi.

Ma allora?
Ascoltate bene:
voi incontrerete il dolore.
E non fuggirete via.
Lo sopporterete, soffrirete.
Perché?
Come punizione?
Buon Dio, no!
Punizione?
E di che?
È un’idea molto vecchia che la sofferenza sia nobile, che sia un bene in sé.
Stupidaggini! La sofferenza avvilisce, abbruttisce.
Non placa alcun dio.
Perciò, di grazia, niente crocifissioni, niente flagellazioni!
Allora, soffrire, perché?

Bisogna accettare la sofferenza
per conoscerla. Riconoscerla.
Guardarla in faccia
per capirla. E con ciò stesso liberarsene.
La sofferenza cerca di dirvi qualcosa.
Come potete capire questa messaggera
se la sfuggite!
Aspettatela a piede fermo, datevi a lei,
fondetevi con lei, e scoprirete che era solo
la paura.
Era la distanza che, follemente,
cercavate di mettere tra
lei e voi.
Voi
e la sensazione.
Quale voi?
C’è un voi distinto
da ciò che sentite?

Sì, ancora una volta, ascoltate bene:
la sofferenza…
invece di fuggire, voi vi offrite a lei,
lasciate che vi investa, che vi invada totalmente
senza lottare
e, come per miracolo, scompare!
L’«io» cercava di fuggire, di rifiutare,
scomparso questo «io», c’è solo
la sofferenza.
O, invece, una estrema intensità
che vi apre
e una respirazione immensa, illimitata, onnipotente
che vi invade e vi trascina,
e fa sì che la sofferenza tanto temuta
diventi estasi.

Ci siamo accorti che su Zénon non abbiamo ancora parlato di Yoga, nonostante questa disciplina faccia parte delle vite di gran parte dei nostri autori.

Abbiamo dunque voluto rompere il ghiaccio con questo brano del ginecologo francese Frédérick Leboyer (tratto da Dalla luce, il bambino), che parla della gravidanza, ma le cui parole – che vengono da un’esperienza stra-ordinaria dello Yoga – potrebbero essere dirette a qualsiasi esperienza umana.

In fondo, non c’è una sola nascita (così come non c’è una sola morte), e lo Yoga è un acceleratore delle numerose gestazioni che andremo ad affrontare.

E, in fondo, le parole di cui sopra non riguardano anche il processo che chiamiamo guarigione?

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Prevenire è meglio che curare: la grande lacuna nella nostra medicina

10 Aprile 2014 Zénon


Abbiamo pensato a lungo prima di dire la nostra sulle dichiarazioni rilasciate alla trasmissione Le Iene dal Professor Franco Berrino, ex Direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.

Ci abbiamo pensato a lungo proprio perché la trasmissione ha purtroppo dimostrato nel passato recentissimo di voler cavalcare il sensazionalismo a discapito di un’informazione corretta. Tuttavia, abbiamo  deciso che queste dichiarazioni valevano la pena di spendere alcune considerazioni.

Prima di tutto, l’antefatto: alcune settimane fa, un paziente malato di tumore aveva raccontato alla trasmissione di esserne guarito grazie ad una dieta vegana crudista che gli era stata prescritta dall’oncologa nutrizionista del S. Raffaele di Milano, la Dr.ssa Michela De Petris.

In questo contesto – e dalla constatazione di ciò che normalmente si somministra ai malati negli ospedali – si inserisce l’intervista al Prof. Franco Berrino, da cui si possono trarre delle considerazioni interessanti sulla nostra Medicina, sul nostro sistema sanitario e sul concetto generale di salute e prevenzione.

Innanzitutto il prof. Berrino – come del resto la dott.ssa De Petris – conviene sul fatto che via sia una grande ignoranza da parte della classe medica riguardo all’alimentazione e al suo potenziale curativo. Tale lacuna origina da una “dimenticanza” nell’iter formativo di studi che quindi porta il medico a “sottovalutare” l’alimentazione e le sue proprietà in termini di prevenzione e anche di cura.

Non è nostro interesse discutere qui di quale alimentazione sia migliore per prevenire o curare alcune malattie (lo faremo presto, con maggiore approfondimento, perché l’argomento è complesso). Tuttavia ci limiteremo a notare, assieme al prof. Berrino, che l’alimentazione – a differenza ad esempio del fumo – non viene per nulla considerata e/o consigliata dai medici ai propri pazienti tra le misure per prevenire l’insorgenza di malattie come i tumori.

Mediamente quello che diamo da mangiare ai malati nei nostri ospedali è il peggio del peggio. Ma, sa, io dico sempre: noi vogliamo bene ai nostri malati, vogliamo che tornino.

Tuttavia il discorso diventa ancora più ampio: in cosa consiste veramente la prevenzione? Anche qui il Prof. Berrino lancia una “bomba” non da poco, sostenendo che: “Ad oggi non c’è un interesse economico nei confronti della prevenzione… che parola si potrebbe usare per definirla? Una gran commissione di ignoranza, di stupidità e di interessi”.

E infatti immaginiamo che chiunque legga può riconoscere la vaghezza e l’inconsistenza di molte risposte che in genere i medici forniscono riguardo alla prevenzione di determinate malattie.

Quindi cosa fare? Un famoso spot pubblicitario di un dentifricio parecchi anni fa diceva “Prevenire è meglio che curare” e nella sua semplicità questo slogan forse non aveva tutti i torti. Ma se, come sottolinea il Prof. Berrino, in realtàla prevenzione  nel nostro modello sanitario non esiste, cosa dobbiamo fare?

Uno spunto interessante potrebbero darcelo altre Tradizioni che da millenni sostengono l’importanza della prevenzione al pari della cura, come ad esempio la Medicina Tradizionale Cinese, e le cosiddette “pratiche di lunga vita”, che ne costituiscono uno dei capitoli più interessanti, ma allo stesso tempo più complessi da imparare.

Osservando il Prof. Berrino durante l’intervista, si nota una certa rassegnazione ad accettare un determinato status quo che tuttavia poi si tramuta in rabbia crescente, fino ad arrivare a rinnegare completamente tale sistema, demolendolo dalle fondamenta. Colpisce molto vedere una reazione simile in una persona che ha ricoperto per così tanti anni una carica così “centrale” e “delicata” nel sistema stesso che va invece adesso a demolire.

Pensiamo che per una persona la cui vocazione è dedicarsi a lenire la sofferenza altrui, essere costretti ad accettare e quindi a sostenere ed alimentare un sistema che tradisce questi ideali vada a ledere in profondità le motivazioni più intime e profonde che hanno portato una persona a scegliere un percorso così difficile e impegnativo come quello di medico.

Una “ferita”, profonda e aperta, che genera frustrazione e insoddisfazione, che viene spesso percepita anche dai pazienti stessi e che inevitabilmente col passare degli anni inquina e insterilisce la vocazione originaria del medico, cioè il cuore, in cui risiede la parte più nobile e sacra dell’atto di guarigione.

L’intervista alle Iene

E alcuni consigli sull’alimentazione del prof. Berrino a Report

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L’adole-scienza di Wikipedia (che non è Verità)

28 Marzo 2014 Zénon


Un piccola petizione su Change.org (8000 firmatari a oggi) chiede agli internauti di non fare donazioni a Wikipedia finché l’enciclopedia non avrà emendato le pagine sulle medicine alternative e complementari. La Association for Comprehensive Energy Psychology, promotrice della petizione, ritiene infatti che la rappresentazione di tali discipline su Wikipedia sia sistematicamente distorta, compresa quella di pratiche come l’agopuntura “nonostante numerosi e rigorosi studi scientifici negli ultimi anni abbiano dimostrato la loro efficacia”. Studi che sarebbero regolarmente cassati dai moderatori di Wikipedia.

La risposta del fondatore di Wikipedia Jimmy Wales non si fa attendere sulla stessa pagina di Change.org:

Ogni singola persona che ha firmato questa petizione deve tornare a controllare le proprie premessa e pensare di più a ciò che significa essere onesti, fattuali e veritieri.
Le politiche di Wikipedia intorno a questo genere di argomenti sono esattamente impeccabili e corrette. Se riuscite a pubblicare il vostro lavoro su riviste scientifiche rispettabili – vale a dire, se si può produrre prove tramite esperimenti scientifici replicabili, allora Wikipedia coprirà in modo appropriato.
Quello che non faremo è fingere che l’opera di ciarlatani folli è l’equivalente di un “vero discorso scientifico”. Non lo è.

Sull’argomento abbiamo scritto e scriveremo molto, soprattutto su pubblicazioni su riviste scientifiche rispettabili, che Wales nega a priori e che tuttavia esistono. Qui però vogliamo limitarci a registrare un fatto: è curioso notare come né i promotori della petizione, né Jimmy Wales siano medici (Wales, riporta la stessa Wikipedia, ha un dottorato di ricerca in finanza – non concluso – ed è stato un agente di borsa).

Non ne vogliamo fare una questione di ‘casta’: siamo anzi convinti che il tema dei metodi di cura sia un argomento su cui ognuno si debba fare un’opinione, magari scegliendo meglio le fonti su cui informarsi. Tuttavia, ci limitiamo a osservare come in queste battaglie di retroguardia che assumono spesso i toni della guerra di religione (e ci duole dirlo, a volte da entrambe le parti), i medici siano i meno interessati a gettarsi nella mischia.

Abbiamo raccontato come il rapporto tra medicina ‘ufficiale’ e medicine ‘alternative’ sia in realtà un incontro-scontro tra paradigmi diversi (e ciò che per noi è alternativo, per una fetta considerevole di popolazione appartenente a una cultura diversa può essere il sistema dominante: il famoso Neutral Point of View di Wikipedia dovrebbe tenerlo in considerazione). Abbiamo anche raccontato come questo rapporto si stia evolvendo dal conflitto verso una – seppur difficile – integrazione, ma anche verso la crisi dei paradigmi tutti della medicina.

Sull’efficacia delle terapie alternative o complementari non è possibile – vista la loro vastità – fare un discorso generalizzato e sarebbe stupido farlo: non conosciamo ad esempio la Psicologia Energetica promossa dalla ASCEP e quindi non ci sentiamo di esprimere un giudizio.

Tuttavia  annoverare oggi l’agopuntura tra le pratiche “non accettate dalla scienza medica” (sic) ci fa sorridere: in primo luogo perché allora dovremmo chiederci come mai occorra essere laureati in medicina per praticarla; in secondo luogo, perché spesso si confonde l’efficacia di una pratica (così come il verificarsi di un fenomeno) con la mancanza di una spiegazione scientifica adeguata (anche se, come abbiamo raccontato in Cacciatori di meridiani, il ‘mistero’ sembrerebbe avviarsi verso una soluzione).

Lasciatecelo dire: Wikipedia – grazie al cielo – non è la Pravda dei tempi che furono, non è Verità. Mentre si discetta coi paraocchi su cosa sia scientifico e cosa non lo sia spesso senza alcuna cognizione di causa, la scienza fa il suo corso ben lontano dalla adole-scienza dell’enciclopedia di Wales. Il quale, beato lui, non ha la responsabilità di dover curare nessuno. Perché, in fondo, preoccuparsene?

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Archiviato in:filosofia, medicina Contrassegnato con: medicine alternative, wikipedia

Isfahan, Iran

21 Marzo 2014 Zénon

Alcune immagini dalla Moschea di Isfahan, Iran, veramente notevoli.

 

 

 (Fonte: http://itdalee.ru/post266519133/)

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