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meditazione

La concentrazione non è quello che pensiamo

7 Ottobre 2025 by Zénon Lascia un commento

“Vorrei meditare, ma non sono capace di concentrarmi”: è una delle considerazioni più ricorrenti tra chi vorrebbe accostarsi alla meditazione, ma è intimorita dalla sua (apparente?) austerità.

In realtà, molto dipende da cosa intendiamo per concentrazione. Solitamente, infatti, riteniamo che concentrarsi richieda uno sforzo costante per evitare le distrazioni: sembrerebbe l’interpretazione più plausibile di espressioni tradizionali come “con la mente concentrata su un solo punto”. 

Abbiamo, in altre parole, un’idea – e quindi un approccio – soprattutto negativi alla concentrazione: dobbiamo pensare a una cosa e combattere per non pensare a qualcos’altro. Quindi, come l’elefante, ‘qualcos’altro’ incombe sempre nei nostri pensieri.

Per questo, al termine di una seduta di meditazione, tendiamo spesso a scoraggiarci, notando più i momenti di distrazione che quelli in cui eravamo “sul pezzo”.

Intendiamoci: lo sforzo per riportare la mente distratta sull’oggetto è un ingrediente fondamentale della meditazione. Ci possiamo però facilmente rendere conto che, se fosse tutto qui, l’impresa sarebbe persa in partenza: siamo noi contro il resto del mondo. “Perché io sono solo, e gli altri sono tutti”, diceva l’uomo del sottosuolo di Dostoevskij, condensando genialmente in una frase il problema fondamentale di esistere.

Proviamo ora a pensare invece a quei momenti in cui, dedicandoci a qualcosa che ci appassiona, abbiamo perso la cognizione del tempo: eravamo talmente ‘presi’ da quello che stavamo facendo che ci siamo dimenticati di tutto il resto. Eravamo perfettamente concentrati e non lo sapevamo. Eravamo talmente “dentro” l’oggetto che qualsiasi distrazione non arrivava nemmeno a sfiorare i nostri pensieri, perché non esisteva nient’altro che l’oggetto della nostra passione. Stavamo meditando senza saperlo? Probabilmente, quasi.

La stessa cosa, in negativo, accade quando riceviamo una notizia che ci sconvolge, o un pensiero fisso ci tormenta: in questo caso, vorremmo distrarci, ma non riusciamo proprio a pensare ad altro. Non riusciamo a lavorare, a volte nemmeno a mangiare. Quell’unico pensiero che tiene sotto sequestro la nostra mente ci sveglia addirittura la notte.

Abbiamo appena visto due casi in cui la concentrazione non è solo facile, ma è fuori discussione. Nel secondo caso, addirittura una condanna.

Nella meditazione, invece, è importante che ci siano distrazioni, affinché, da un lato, ci rendiamo conto della quantità di pensieri che affollano la nostra mente; dall’altro, di quanto l’intenzione e lo sforzo (eccessivi) di concentrarci possano essere addirittura controproducenti.

Ma, soprattutto, è importante per sviluppare la capacità di concentrarci anche in assenza di uno stimolo emotivo forte. Tuttavia, come dicevamo, se la concentrazione fosse solo o soprattutto sforzo, il gioco non varrebbe la candela. Sarebbe una gara di resistenza, una dieta molto punitiva, alla fine della quale non vedremmo l’ora di abbuffarci di cibo spazzatura.

E qui arriviamo al nodo fondamentale: in realtà, concentrarsi è più frutto del rilascio, che di uno sforzo.

Ma come, uno direbbe, se io mi rilasso mi addormento! E ha ragione: una certa dose di sforzo, almeno per pensare a una cosa sola, è necessaria. Ma occorre spegnere le luci nelle stanze non abitate, occorre cessare lo sforzo di pensare a qualcos’altro.

Ecco: non è pensare a una cosa sola a essere difficile, è tutto il resto, tutto ciò che pensiamo e agiamo costantemente, in ordine sparso e senza una vera ragione, a essere estremamente faticoso. Occorre innanzitutto percepirlo, quello sforzo non richiesto, quel sovrapprezzo che paghiamo (e ciò avviene soprattutto attraverso il corpo, ma questa è un’altra storia).

Forse non ce ne siamo accorti, ma abbiamo un’ottima notizia: lo sforzo richiesto per concentrarci è molto inferiore a quello che ci aspettavamo. Non siamo noi contro tutto il mondo: il mondo, altrimenti così nemico, se chiamato con la giusta disposizione d’animo, ci viene incontro.

Certo, con la meditazione dobbiamo imparare a cessare di fare: e la nostra mente non è abituata a lasciare andare. Anche cercando di smettere, fa. Per questo può essere così difficile perdere una abitudine o un vizio. Così, quando ci sentiamo tesi, cerchiamo di fare qualcosa che ci rilassi: il che può essere ottimo, ma alla lunga, se non impariamo ad arrenderci, diventa qualcosa in più oltre a quello che già facciamo. Anche in questo caso, è il corpo – semmai esiste un corpo contrapposto alla mente – che ci viene in aiuto.

Ora, in questo discorso che potrebbe apparire – ed è – soprattutto di buonsenso, si è in realtà affacciato qualcosa di più misterioso. Il gioco delle parti che abbiamo interpretato inconsapevolmente comincia a divenire più sfumato. Chi sono io e chi o cosa è il resto del mondo?

Come mai, dedicandomi a una cosa soltanto, non solo mi dimentico che siamo due entità separate, ma viene meno il senso di incompletezza, di separazione dal tutto che inconsciamente mi costringe sempre ad agire e a cercare qualcos’altro ancora?

E come mai a un certo punto la descrizione di questo ritrovarmi assomiglia almeno sulla carta a un naufragare? E perché, come ricorda il poeta e come assicurano tutti i meditanti, è così dolce?

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Archiviato in:Articoli, meditazione, Yoga Contrassegnato con: meditazione Novara, yoga Novara

No, yoga e meditazione non servono a controllare le emozioni, ma a migliorare la digestione*

10 Aprile 2025 by Francesco Vignotto Lascia un commento

Spesso sentiamo affermare che yoga e meditazione permettono di controllare meglio le emozioni. Come spesso accade, il diavolo (inteso come colui che depista) è nei dettagli, perché questa asserzione rischia di avvalorare una premessa che non è per nulla scontata: ovvero che le emozioni si tengano sotto controllo.

In realtà, se le emozioni potessero essere controllate, non sarebbero emozioni.
Del resto il concetto di controllo, in questo ambito, risulta pericolosamente ambiguo (e sbagliato, al di fuori di casi psichiatrici che richiedono un contenimento coatto): dove va a finire l’energia dell’emozione, potenzialmente enorme, destabilizzante, distruttiva, soprattutto quando si tenta di contenerla? Viene ridirezionata (a discapito di chi o cosa?), sublimata (non è forse, spesso, una pia illusione?) oppure repressa, evitata, ossia rimandata a una futura, rovinosa, deflagrazione o destinata a trasformarsi in nevrosi?

Chi, del resto, tra i praticanti di queste discipline, non conosce quanto sia facile il deflagrare di emozioni violente proprio quando ci si sente purificati dalle passioni e al di sopra di ogni emozione?

Far passare il concetto che con lo yoga e la meditazione si possano controllare le emozioni significa far andare incontro il praticante a non poche complicazioni evitabili. Perché il gioco potrebbe anche funzionare, fino a un certo punto, e questo non farà che nutrire l’illusione di avere pieni poteri sul proprio emotivo. Almeno fino a quando non arriverà il momento in cui soffrire sarà inevitabile e non starà a noi decidere quando sarà abbastanza.

A quel punto nascerà un conflitto, spesso non dichiarato apertamente, tra l’emozione percepita come ‘sbagliata’ e i tentativi di mettere le cose a tacere, tentando di risalire una china resa ancora più farraginosa proprio dal nostro agire, e tanto più profonda dalla non accettazione della nostra emozione.

Il fatto è che questo problema non era per nulla ignoto alle tradizioni da cui abbiamo appreso le tecniche di meditazione con cui oggi pensiamo, a torto, di tenere a bada il nostro emotivo. Il concetto stesso di karma nasce dalla constatazione che qualunque tentativo di fuggire attivamente alla sofferenza è destinato a rincararne la dose, a complicarne ancora di più il labirinto, laddove all’agire non anteponiamo la consapevolezza dei suoi limiti.

Ed è questo il primo passo nella consapevolezza, che ci invita a fare lo yoga: possiamo agire solo dopo aver accettato, o meglio accolto, ciò che non possiamo controllare.

Non è un caso se il principale oggetto di attenzione sia il respiro, che non può essere ‘controllato’ se prima non ne riconosciamo gli aspetti involontari: le idee stesse di azione e di controllo devono essere purificate e rettificate per poter essere efficaci. Agisco soprattutto non agendo, controllo in primo luogo assecondando.

In altre parole, si deve sostituire l’idea malata di tenere sotto controllo il mare con l’idea che, sebbene le onde non si controllino, si può imparare a nuotare. E che, a volte, ci è dato scegliere quale corrente seguire.

Ed è proprio nella consapevolezza del valore, del diritto ad esiste di ciò che non possiamo controllare e del suo tesoro vitale, che possiamo allenarci, attraverso la contemplazione, a digerire le emozioni, ovvero a cessare di respingerle, a riconoscerle come parte di noi.

*Post scriptum

Queste considerazioni presuppongono un buono stato di salute mentale, per quante nubi possano addensarsi nei cieli del nostro umore. In presenza di patologie, nel caso in cui le emozioni siano potenzialmente pericolose per sé e/o per gli altri, va da sé che ben prima della meditazione serve un buon supporto terapeutico.

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Archiviato in:Articoli, hathayoga, meditazione Contrassegnato con: emozioni, emozioni negative, hathayoga, yoga Novara

La meditazione come stato naturale, nuovo ciclo online

3 Gennaio 2024 by Zénon Lascia un commento

Un percorso pratico per accostarsi alla meditazione come luogo “dove siamo già stati”. Online, dal 15 gennaio 2024

Versione online

Contenuti

  • A chi è rivolto questo percorso per imparare a meditare
  • Struttura delle lezioni
  • Dove e quando si svolgono le sessioni
  • Il programma (a ciclo continuo)
  • Il docente
  • Contributo di partecipazione
  • Iscriviti
    • Richiedi informazioni
    Imparare a meditare

    A chi è rivolto questo percorso per imparare a meditare

    A chi desidera accostarsi alla pratica meditativa sia partendo da zero, sia cercando un approccio il più possibile essenziale.

    A chi pratica già la meditazione da autodidatta e desidera acquisire delle competenze più approfondite.

    A chi vuole imparare a calmare la mente e ottenere maggiore chiarezza.

    A chi è sottoposto a forti stress lavorativi, familiari o di altra natura

    A studenti che necessitano di strumenti per gestire l’ansia migliorando la concentrazione

    Struttura delle lezioni

    Ogni lezione dura un’ora circa e include

    • Una parte teorica con la spiegazione dei principi e della pratica, con eventuali approfondimenti
    • Una parte pratica di meditazione seduta, o eventualmente in movimento. (Nota: il percorso è inizialmente guidato, con interventi progressivamente più radi per abituare a una pratica autonoma)
    • L’assegnazione di una pratica informale da applicare durante la settimana

    Dove e quando si svolgono le sessioni


    Il corso online si terrà a partire dal 15 gennaio 2024 ogni lunedì alle 18.00, in diretta via Zoom. Saranno disponibili anche le registrazioni, per una settimana, per la partecipazione in differita.

    Il programma (a ciclo continuo)

    Il programma del corso è a cicli di 9 lezioni modulari: ogni ciclo toccherà gli argomenti elencati qui sotto nell’ordine indicato. Al termine del ciclo, il programma riprende dall’inizio, con pratiche ogni volta diverse che ne faranno emergere un aspetto sempre nuovo per ogni tema.

    Iscrivendoti, acquisti un pacchetto minimo di 9 lezioni: puoi quindi iniziare in qualsiasi momento, perché completando il pacchetto avrai toccato tutto il programma. Potrai quindi decidere se fermarti o proseguire con altre 9 lezioni.

    1. L’approccio corporeo
    2. Il respiro come attenzione fondamentale
    3. La meditazione come espansione
    4. La meditazione come con-centrazione
    5. La meditazione degli spazi: individuare gli spiragli
    6. Stare con l’emozione
    7. La meditazione del suono
    8. La meditazione in movimento
    9. Lasciar dissolvere la mente discorsiva

    Il docente

    Francesco Vignotto

    Insegnante di yoga e meditazione presso Zénon.

      Contributo di partecipazione

      Il contributo di partecipazione del corso (comprensivo di 9 lezioni) è di 180€, comprensivo di 20€ di quota tesseramento. Tramite Paypal, è possibile pagare la quota in 3 rate mensili senza interessi.

      Iscriviti

      Vuoi iscriverti? Servono solo due passaggi: 1) paghi la quota e 2) compili e invii la domanda di iscrizione.


      1. Dati per il pagamento

      Costo: 150€

      Puoi scegliere di pagare:

      • con carta di credito o di debito attraverso Paypal (non serve avere un account): in questo caso puoi anche usufruire dell’opzione paga in tre rate;
      • con bonifico bancario.

      Con carta di credito/debito (con o senza Paypal)

      Con bonifico bancario

      Ecco le coordinate bancarie su cui versare la quota di iscrizione:

      IT32R0503410196000000000905
      Importo: 150,00 intestato a: Zenon ASD 
      Causale: Iscrizione corso e quota tesseramento [specificare il nome se il conto non è intestato all’iscritto/a]

      2. Scarica e compila il modulo di iscrizione

      Scarica la domanda di iscrizione e inviala compilata all’indirizzo info@zenon.it oppure inviacela via whatsapp cliccando sull’icona in basso a sinistra.

      Modulo iscrizioneDownload

      Richiedi informazioni

      Vuoi iscriverti o chiedere informazioni? Puoi chiamarci al 3492462987 o scriverci su Whatsapp

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      …oppure puoi scriverci col modulo qui sotto. Ti risponderemo al più presto.

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      Archiviato in:eventi conclusi, meditazione

      La meditazione come stato naturale, nuovo ciclo online

      3 Gennaio 2024 by Zénon

      Un percorso pratico per accostarsi alla meditazione come luogo “dove siamo già stati”. Dal 15 gennaio 2024

      Versione online

      Contenuti

      • A chi è rivolto questo percorso per imparare a meditare
      • Struttura delle lezioni
      • Dove e quando si svolgono le sessioni
      • Il programma (a ciclo continuo)
      • Il docente
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        Imparare a meditare

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        A chi pratica già la meditazione da autodidatta e desidera acquisire delle competenze più approfondite.

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        Struttura delle lezioni

        Ogni lezione dura un’ora circa e include

        • Una parte teorica con la spiegazione dei principi e della pratica, con eventuali approfondimenti
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        • L’assegnazione di una pratica informale da applicare durante la settimana

        Dove e quando si svolgono le sessioni


        Il corso online si terrà a partire dal 15 gennaio 2024 ogni lunedì alle 18.00, in diretta via Zoom. Saranno disponibili anche le registrazioni, per una settimana, per la partecipazione in differita.

        Il programma (a ciclo continuo)

        Il programma del corso è a cicli di 9 lezioni modulari: ogni ciclo toccherà gli argomenti elencati qui sotto nell’ordine indicato. Al termine del ciclo, il programma riprende dall’inizio, con pratiche ogni volta diverse che ne faranno emergere un aspetto sempre nuovo per ogni tema.

        Iscrivendoti, acquisti un pacchetto minimo di 9 lezioni: puoi quindi iniziare in qualsiasi momento, perché completando il pacchetto avrai toccato tutto il programma. Potrai quindi decidere se fermarti o proseguire con altre 9 lezioni.

        1. L’approccio corporeo
        2. Il respiro come attenzione fondamentale
        3. La meditazione come espansione
        4. La meditazione come con-centrazione
        5. La meditazione degli spazi: individuare gli spiragli
        6. Stare con l’emozione
        7. La meditazione del suono
        8. La meditazione in movimento
        9. Lasciar dissolvere la mente discorsiva

        Il docente

        Francesco Vignotto

        Insegnante di yoga e meditazione presso Zénon.

          Contributo di partecipazione

          Il contributo di partecipazione del corso (comprensivo di 9 lezioni) è di 180€, comprensivo di 20€ di quota tesseramento. Tramite Paypal, è possibile pagare la quota in 3 rate mensili senza interessi.

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          Vuoi iscriverti? Servono solo due passaggi: 1) paghi la quota e 2) compili e invii la domanda di iscrizione.


          1. Dati per il pagamento

          Costo: 180€

          Puoi scegliere di pagare:

          • con carta di credito o di debito attraverso Paypal (non serve avere un account): in questo caso puoi anche usufruire dell’opzione paga in tre rate;
          • con bonifico bancario.

          Con carta di credito/debito (con o senza Paypal)

          Con bonifico bancario

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          IT32R0503410196000000000905
          Importo: 180,00 intestato a: Zenon ASD 
          Causale: Iscrizione corso e quota tesseramento [specificare il nome se il conto non è intestato all’iscritto/a]

          2. Scarica e compila il modulo di iscrizione

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          Archiviato in:eventi conclusi, meditazione

          La meditazione come stato naturale (corso online)

          16 Ottobre 2023 by Zénon

          Un percorso pratico per accostarsi alla meditazione come luogo “dove siamo già stati”

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          Contenuti

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          Imparare a meditare

          A chi è rivolto questo percorso per imparare a meditare

          A chi desidera accostarsi alla pratica meditativa sia partendo da zero, sia cercando un approccio il più possibile essenziale.

          A chi pratica già la meditazione da autodidatta e desidera acquisire delle competenze più approfondite.

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          A chi è sottoposto a forti stress lavorativi, familiari o di altra natura

          A studenti che necessitano di strumenti per gestire l’ansia migliorando la concentrazione

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          Ogni lezione dura un’ora circa e include

          • Una parte teorica con la spiegazione dei principi e della pratica, con eventuali approfondimenti
          • Una parte pratica di meditazione seduta, o eventualmente in movimento. (Nota: il percorso è inizialmente guidato, con interventi progressivamente più radi per abituare a una pratica autonoma)
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          Dove e quando si svolgono le sessioni


          Il corso online si terrà a partire dal 16 ottobre ogni lunedì alle 18.00, in diretta via Zoom. Saranno disponibili anche le registrazioni, per una settimana, per la partecipazione in differita.

          Il programma (a ciclo continuo)

          Il programma del corso è a cicli di 10 lezioni modulari: ogni ciclo toccherà gli argomenti elencati qui sotto nell’ordine indicato. Al termine del ciclo, il programma riprende dall’inizio, con pratiche ogni volta diverse che ne faranno emergere un aspetto sempre nuovo per ogni tema.

          Iscrivendoti, acquisti un pacchetto minimo di 10 lezioni: puoi quindi iniziare in qualsiasi momento, perché completando il pacchetto avrai toccato tutto il programma. Potrai quindi decidere se fermarti o proseguire con altre 10 lezioni.

          1. Sentire il corpo per calmare la mente

          Trovare la posizione per meditare
          Come ascoltare, cosa ascoltare, chi ascolta?
          La propriocezione, le sensazioni viscerali
          Il contatto al suolo

          2. Imparare a lasciare fare, per lasciare andare

          La differenza tra fare e stare: sentire gli impulsi a fare, sentire l’inerzia come alleata
          Reagire o non reagire: cosa fare quando non riusciamo a stare fermi
          La tecnica della pausa
          Il naturale ciclo dei pensieri

          3. Il respiro non è quello che pensiamo, ma quello che pensiamo è respiro

          Tutti sappiamo respirare
          Ascoltare il respiro naturale senza intervenire: la pratica suprema
          Respiro consapevole e respiro volontario
          La respirazione addominale e i gradi del respiro
          Alcune tecniche da usare con parsimonia per educare il respiro

          4. Meditazione e rilassamento: affinità e divergenze

          Ridurre le dispersioni
          Il rilassamento come premessa per la concentrazione
          Lasciare andare o alimentare la tensione
          Il ‘body scan’
          Tecniche di rilascio delle tensioni: la meditazione sugli spazi articolari

          5. Sentire le tensioni, sentire i pensieri: le difficoltà come alleate alla meditazione

          Sentire il pensiero nel corpo
          Il naturale ciclo della tensione (se non alimentata)
          Tecnica: Lasciar ‘fiorire’ la tensione
          Tecnica: Sentire le tensioni nel respiro
          Tecniche di rilascio

          6. La concentrazione non è quello che pensiamo

          Preparare il campo: le premesse della concentrazione
          L’attenzione su un unico punto
          Concentrazione e coscienza
          La concentrazione senza oggetto

          7. Noi e ciò che ci circonda: ridefinire i confini

          Allocentrico vs egocentrico
          Sentire respirare la pelle
          Contatto e assenza di contatto
          Sentire gli altri
          Percepire lo spazio, percepire gli spazi
          Riempire lo spazio esterno

          8. Ascoltare e accogliere le emozioni negative

          Distinguere tra emozione e reazione
          Sentire i fenomeni come passeggeri
          Il respiro come emozione fondamentale
          La trappola delle aspettative

          9. La meditazione camminata

          La tecnica base
          Punti di ascolto
          La camminata interrotta
          Varianti

          10. Meditare ovunque e sempre: la pratica informale e le micropratiche

          Pratiche di osservazione
          Percepire lo stato di presenza
          Distinguere tra sentire e pensare

          Il docente

          Francesco Vignotto

          Insegnante di yoga e meditazione presso Zénon.

            Contributo di partecipazione

            Il contributo di partecipazione del corso (comprensivo di 10 lezioni) è di 190€, comprensivo di 20€ di quota tesseramento. Per chi si iscrive entro il 29 ottobre, versando la quota, il contributo è agevolato a 160€ (tesseramento compreso).

            Iscriviti

            Vuoi iscriverti? Clicca sul pulsante qui sotto, compila la domanda di iscrizione e scegli la modalità di pagamento.

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            La terra appartiene a chi l’ha abbandonata. Un ricordo di Giovanni

            6 Ottobre 2023 by Francesco Vignotto 2 commenti

            Ieri è venuto a farci visita Ottavio. Ottavio è lo zio di Giovanni, un nostro allievo, ma soprattutto un amico, che è venuto a mancare questa estate dopo una malattia che è durata cinque anni, quasi la totalità del tempo che ha trascorso con noi. 

            Giovanni era una persona difficile da non notare, per quanto fosse schivo e introverso. Forse, si notava anzi per la sua compostezza, così rara, la sua capacità di stare dove si è. Qui da noi è anche impossibile non imbattersi in qualche segno del suo passaggio, uno dei tanti regali che ha lasciato in questo luogo: un busto del Buddha (a cui Ottavio ha aggiunto un’altra splendida statua), una pietra, un portaincensi, un origami.

            Ma il fatto era anche questo, al di là della perdita di un giovane uomo di soli 29 anni, malato di tumore dall’età di 25: ben prima della malattia, Giovanni aveva uno slancio verso lo spirito, una determinazione, ma soprattutto una purezza che è davvero difficile trovare, soprattutto oggi.

            Mi viene da pensare, ma ammetto la crudele arbitrarietà di questa sensazione, che ci dev’essere qualche rapporto tra animi come il suo e la rapida intensità delle loro esistenze. Quello slancio Giovanni non l’ha perso durante questi anni, anzi: era un ragazzo che non riusciva a trovare un posto in questo mondo, mi racconta Ottavio, con la malattia l’ha paradossalmente incontrato. 

            Io e Ottavio ci guardiamo da un lato all’altro del tavolo, o meglio i nostri sguardi solo occasionalmente si incontrano, ma è perché sappiamo, e Giovanni sapeva, che certe aspirazioni hanno a volte un prezzo altissimo, più alto è il dono, che è tale proprio in quanto non toglie nemmeno un grammo al dolore e allo strazio umano, lo lascia – o lo prende – per quel che è, non cerca di ricucirlo.

            Non ho mai sentito Giovanni lamentarsi del suo destino. Per quello che stava accadendo al mondo, per la direzione ostinata e contraria rispetto a ciò che avvertiva come autentico, quello sì. Questo non significa che andasse incontro alla sua sorte con rassegnazione e fatalismo: Giovanni ha fatto fino all’ultimo ciò che poteva – e che con ferma convinzione nel suo cuore sentiva – per prendersi cura di sé, ma soprattutto per trascorrere il tempo che gli rimaneva in modo degno e cosciente: lo ha fatto anche, lo scorso dicembre, laureandosi in filosofia con il massimo dei voti – e mai espressione formale è stata più appropriata anche nell’essenza – proprio appena dopo aver saputo che il meccanismo della fine, così incombente ma sospeso in questi anni, aveva accelerato la sua corsa verso il compimento.

            Ogni tanto mi viene da dire qualcosa, e mi accorgo di rivolgermi interiormente a lui, gli chiederei ancora un parere, come nelle lunghe conversazioni prima o dopo lezione, quando si presentava qui con la voglia di parlare. Ma è nelle ore di silenzio che penso di avere imparato di più grazie a Giovanni. Abbiamo passato, io e lui, spesso da soli, attimi sospesi tra una parola e l’altra che si sono spalancati a dismisura, hanno lasciato il segno non solo in entrambi, ma anche in questo luogo: credo che sia anche grazie a lui, e al suo esserci, se ho visto persone totalmente digiune di meditazione trovarsi assorbite in questo comune silenzio senza colpo ferire, e in questo silenzio risuonare come è nella natura di ognuno.

            Ricordo il giorno in cui Giovanni mi scrisse che mi doveva parlare. Veniva a dirmi che partiva per Torino, dove andava a curarsi, dove avrebbe trovato delle persone ad accompagnarlo in quello che sapeva l’ultimo tratto di questo suo viaggio. È stata l’unica volta in cui l’ho visto cedere al pianto, lui così trattenuto. “Non pensavo così presto”, ripeteva come tra sé. L’ho abbracciato, e ho sentito tra le mie braccia il petto di un ragazzo che poteva essere mio figlio, che andava a morire.

            Rileggo uno degli ultimi messaggi che ci siamo scambiati, mentre l’applicazione mi segnala l’ultimo suo accesso alle 17.06 del 20 agosto: “E sto aspettando, da sempre, che mi venga fatta Grazia, che mi sia dato guardare un po’ oltre la piccola mente e trarne sollievo”. Ma io so e lui sa, che da quella Grazia era assediato, anche quando per eccesso di slancio, mai per mancanza, mancava di accorgersene.

            Ed ora, se capita a me e a chiunque l’abbia conosciuto un po’, di vedere per strada un ragazzo magro in bicicletta e di avere l’impressione che sia Giovanni che passa con la levità di un altro mondo, è anche così che finalmente il suo posto Giovanni l’ha trovato. “La terra appartiene/ a chi l’ha abbandonata”.

            PS: i due versi che danno titolo a questo ricordo sono di Milo De Angelis

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