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Zénon | Yoga e Qi Gong

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spiritualità

Il Paradigma Riduzionista e il Paradigma Olistico

2 Maggio 2016 Giorgio Invernizzi


Se vogliamo cercare di comprendere la Rivoluzione Scientifica in corso, dobbiamo partire anzitutto da quella che è oggi l’interpretazione più corrente del conflitto, l’apparente contrapposizione del Paradigma riduzionista (materialismo, neo-darwinismo) vincente per potenza economica, e del Paradigma olistico (spiritualismo, new age) arroccato in nicchie difensive.

Il termine apparente contrapposizione è volutamente provocatorio e cerco di spiegare il perché. Come facciamo ad identificare il luogo-cerniera intorno al quale ruota una Rivoluzione Scientifica? La sua caratteristica peculiare di solito è quella di essere un luogo molto turbolento e anche talvolta grossolano, assai lontano dai toni garbati della mediazione.

In realtà è un confine di inversione dei movimenti energetici fondamentali, un vortice di confine morte-nascita di due mondi che si muovono con dinamiche mentali, emozionali, materiali opposte, uno morente che si cristallizza in un crescente deficit di energia, l’altro nascente con energie esuberanti e caotiche, poco controllate.

Rispetto a questo scenario, come ho argomentato parzialmente in altro articolo (Medicina Disintegrata), la vulgata corrente che contrappone i due Paradigmi, riduzionista e olistico, non regge perché entrambi puzzano di cadavere e non si sente l’odore tipico del neonato.

Fuor di metafora, è convinzione personale che entrambi i Paradigmi stiano al di qua di una soglia di nascita che sola potrebbe esprimere un vero e proprio tsunami di creatività scientifica e tecnologica nella vita quotidiana, fenomeno che proprio non si vede.

A ulteriore conferma vediamo invece, specialmente nel mondo occidentale, continui esempi in politica, in economia, nella cultura, di apparenti contrapposizioni totali cui sottostanno patti occulti di non belligeranza costruiti sui conflitti di interesse.

Indubbiamente questa soglia nascita-morte ha sempre fatto paura all’uomo, sia che si tratti di varcarla biologicamente che culturalmente o esistenzialmente. Nell’ipotesi qui sostenuta, la soglia su cui entrambi i Paradigmi sono oggi bloccati rappresenta l’attuale limite evolutivo dell’essere umano. Su questa soglia egli consuma le sue risorse materiali e immateriali nel dilemma a favore della materia o a favore dello spirito, sottraendole a quel passaggio evolutivo che potrebbe produrre lo sviluppo di una visione unificante.

Il cuore del conflitto bloccato è la valutazione del principio ultimo di realtà, per cui nel Paradigma riduzionista esiste solo il piano materiale e quello spirituale è al massimo una sua produzione sottile, mentre nel Paradigma olistico esiste il piano spirituale che interagisce molto misteriosamente con il piano materiale. L’interazione, in larga parte fuori dalla conoscenza umana, rende impossibile definire in modo scientifico la relazione tra i due piani, quella Scienza dello Spirito che invece è ampiamente custodita nella Tradizione.

Nella coscienza contemporanea l’emergere del conflitto tra cosmogonia riduzionista e olistica causa una lesione della psiche umana, una vera e propria sindrome psichiatrica collettiva, in cui l’uomo, frammentato dalle antinomie tra le branche del sapere, perde il senso della realtà e della propria identità, quindi potere personale e creatività.

Nel tempo, il procedere del conflitto costringe entrambi i contendenti a blindarsi dedicando sempre più energie alla propria difesa in un processo che li porta a formalizzarsi come strutture religiose, vere e proprie Chiese. Con questo termine intendo, al di là delle istituzioni che si autodefiniscono come tali, tutte le strutture collettive che assumono caratteristiche formali e funzionali simili ad esse per la loro autoconservazione.

Tutte le Chiese sono infatti dotate di una cosmogonia, di una morale, di un clero e di riti di inclusione e di esclusione.

Chiesa Scientista e Paradigma riduzionista

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Il Paradigma riduzionista, sostenuto dall’imponente sviluppo tecnologico e finanziario, rappresenta una vera e propria cattedrale di pensiero omnipervasiva nel mondo attuale e al centro della sua cosmogonia sta la visione desacralizzata del mondo.

Il core-business di questo sistema è costituito da una serie di contenitori culturali soggetti a controllo totale da parte dell’establishment, chiamati evoluzionismo neo-darwiniano, neuroscienze, genomica. Essi sono considerati strategicamente sensibili per la loro proprietà di conferire all’uomo la visione di sé e del mondo, da cui derivare una morale, schemi normativi di comportamento chiamate in questo catechismo linee guida.

La difesa dei contenuti è affidata ad un clero, casta autoreferenziale costituita dagli adepti alle istituzioni scientifiche, organizzazioni nutrite e protette dal potere finanziario e politico (Università, Centri di ricerca).

L’appartenenza alla casta è regolata da riti ben codificati, rigidi meccanismi di cooptazione ed esclusione che selezionano gli individui cui conferire lo status sociale di studiosi esperti, veri e propri sacerdoti celebranti i riti culturali del sistema (Congressi scientifici, divulgazione mediatica).

La sanguinosa guerra che oppone la religione positivista a quelle perdenti devasta il pianeta da almeno trecento anni e impone al mondo la Chiesa Scientista, dotata di veri e propri fondamenti dogmatici, di un consensus particolarmente diffuso nell’umanità economicamente privilegiata, di un potere militare e politico di primaria importanza, nonché di una struttura di intelligence in grado di infiltrare e indebolire le religioni soccombenti.

Pur mimando in molti punti le religioni rivelate, la Chiesa Scientista pone a suo fondamento un principio opposto a quello da esse sostenuto: il vero dio è l’uomo fisico, signore della materia che egli può manipolare a suo piacimento con la tecnologia, celebrando i propri miracoli nei riti della divulgazione televisiva, per il popolo ignorante e consumatore.

Con l’avvento al papato di Benedetto XVI, cui non difettava profonda sapienza e lucidità filosofica, la Chiesa Cattolica è sembrata riprendersi dal morso velenoso della Chiesa Scientista che l’ha paralizzata con il veleno della fascinazione culturale e la suggestione del denaro di usura. Con voce chiara egli denunciò l’aggressione mortale all’umanità del dogma scientista, per l’equivoco sulla definizione del vivente, matrice della deriva materialista contemporanea.

Lasciando ai teologi il compito di fare chiarezza al loro interno, ritengo sia maturo anche per gli scienziati il problema della libertà di ricerca, ricominciando a criticare i fondamenti teorici ed epistemologici della scienza, con l’ambizioso progetto di ridefinire l’attuale paradigma del vivente.

Si potrebbe cominciare da una visione critica dell’attività clinica, che nel Paradigma riduzionista perde valore perché è frammentata: intorno alla sofferenza umana intervengono tre operatori, il medico, lo psicologo e il sacerdote, con competenze separate su corpo, mente e spirito. La loro separazione, quasi sempre consensuale, li confina in tre mondi convenzionali senza comunicazione reciproca, in cui si perde la visione complessa della sofferenza umana e il senso escatologico dell’evoluzione.

Il frutto più evidente in campo scientifico è il medico specialista applicato allo studio riduzionista di cellule e organi, incapace di comprendere l’insieme complesso del vivente con la sola biologia molecolare e le biotecnologie da essa derivate.

Chiesa New-age e Paradigma Olistico

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Nel conflitto materia-spirito il Paradigma olistico si oppone come polo alternativo al Paradigma riduzionista, questa volta a favore dello spirito.

Da un punto di vista filosofico il Paradigma olistico sottintende una cosmogonia binaria che prevede il polo materiale della Terra e il polo spirituale del Cielo ma, avendo perso la chiave di conoscenza complessa contenuta nella Tradizione che chiariva la rete di connessione tra i due poli, la descrive sempre in modo confuso o non la descrive affatto.

A questo punto fra i due poli finisce per esserci uno spazio interpolare inesplicabile e impredicabile, privo di congetture, da cui deriva una frattura nel continuum della realtà che impedisce il progredire della conoscenza e porta acqua al mulino del riduzionismo che ha facile denuncia di questa difficoltà.

Questo spazio invece è da sempre al centro della ricerca scientifica nella Philosophia Perennis, ma i profeti della religione new age si sono occupati più di come intrattenere i turisti dell’esoterismo di massa che di cercare la Scala di Giacobbe di cui parla la Bibbia: “E sognò di vedere una scala che poggiava sulla terra e la sua cima raggiungeva il cielo; e gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa”. (Genesi; 28,12).

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Raffaello Sanzio, La scala di Giacobbe

Anzi, l’interesse sembra opposto, come mostra il successo commerciale delle scuole PNL (Programmazione Neuro-Linguistica), in cui viene insegnata una sofisticata tecnologia psichica per modificare i blocchi relazionali a fini utilitaristici, ma indifferente al rapporto tra l’io personale e l’Archetipo collettivo, asse portante dell’evoluzione.

Al di là di intuizioni e affermazioni molto suggestive, i seguaci new-age finiscono col confinarsi all’interno di una visione ingenua e onnipotente di magia antropocentrica alla ricerca di un benessere consumistico, particolarmente rischiosa per la concomitanza di due fattori:

  • l’ignoranza della Philosophia Perennis, la conoscenza tradizionale che codifica l’interazione creativa con gli Archetipi, anima vivente del mondo materiale;
  • l’uso incongruo di pratiche esperienziali che la Tradizione utilizza in altro modo e che li espone in modo indifeso all’infuenza diretta del mondo archetipale (vedi Costellazioni famigliari), interazione talvolta complicata da sostanze psichicamente attive.

Che fare?

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In conclusione sembra che il conflitto tra i due Paradigmi stia in realtà avvenendo intorno alle spoglie del sacro, ucciso da tre secoli di positivismo, spoglie preziose per gli spiritualisti che le idolatrano, pericolose per i riduzionisti che le temono. La logica conseguenza di questa lettura è la necessità di schierarsi all’interno delle due Chiese, scientista od olistica, per ogni persona responsabile del proprio ruolo storico attuale.

Ma forse è una lettura troppo limitata ed è possibile che il fronte della Rivoluzione Scientifica possa essere altrove, per cui la mia analisi punta in un’altra direzione. Tornando all’immagine del vortice morte – nascita richiamato in precedenza, è in questa direzione che si sente il rumore del cambiamento, come capita in prossimità delle cascate scendendo le rapide del fiume. È questo vortice il luogo turbolento e non politically correct dove si consuma la distruzione-costruzione di un mondo che è al di là della nostra immaginazione.

Al di qua cogliamo solo i segnali indiretti come l’attrito generato dalla perdita del sacro e l’arruolamento nelle due chiese che rende tutti i contendenti perdenti totali, nello stallo evolutivo e nella dispersione delle risorse.

Il punto critico del cambiamento verte oggi non tanto sull’esistenza oggettiva del sacro ma sul superamento dei limiti personali e collettivi che ne bloccano la conoscenza e il passaggio da questa soglia riguarda la paura della morte che impedisce all’uomo di nascere integrato alla luce trascendente nella vita quotidiana.

Ma cosa c’è al di là? Sicuramente il futuro evolutivo dell’umanità e, a coloro che sono disposti ad abbandonare il conflitto sulle spoglie residuali del sacro per varcarne la soglia, la Tradizione offre il suo veicolo, il Paradigma Alchemico, tesoro di conoscenza e di pratiche esperienziali, a cui conviene accostarsi più spogliandosi che acquisendo ornamenti culturali.

Ma di questo prezioso strumento di viaggio, antichissimo e terribilmente innovativo, parleremo nei prossimi articoli (Il Paradigma Alchemico).

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Archiviato in: filosofia, highlights, scienza Contrassegnato con: costellazioni familiari, sacro, scienza, spiritualità

Taijiquan, Daoyin, Qi Gong: le pratiche di lunga vita

28 Gennaio 2015 Marco Invernizzi


Proseguiamo qui il percorso iniziato con le Tre Tradizioni cinesi (Taoismo, Buddismo e Confucianesimo) e approfondiamo l’argomento delle Pratiche di Lunga vita, ossia il Daoyin, il Qi Gong e il Taiji Quan (altrimenti noto come Tai Chi Chuan). Questo articolo, come il precedente, è un estratto rielaborato dalla mia tesi “Qi Gong Medico: gioiello della medicina”, presentata al corso di Regolazione Biologica e Medicine Complementari, Biofisica Medica Clinica dell’Università degli Studi di Milano in collaborazione con la World Health Organization.

Cosa sono le pratiche di lunga vita?

Col termine Pratiche di Lunga Vita si intende un insieme di insegnamenti contenuti nella multiforme realtà cinese che mirano al prolungamento della vita fisica contemporaneamente ad un miglioramento della sua qualità generale, con l’obbiettivo finale di raggiungere l’immortalità (che sia qui intesa come immortalità fisica o immortalità su un altro piano è un discorso che meriterebbe di essere approfondito a parte).

Poiché queste pratiche hanno profonde radici nella Tradizione Taoista, è evidente come i livelli di questa definizione siano molto diversi dal senso comune e, come abbiamo visto nell’articolo dedicato alle Tre Tradizioni cinesi, non necessariamente l’immortalità è ricercata strettamente in ambito materiale.

Qi, secondo l'ideogramma tradizionale (in uso in Cina fino al 1946)
Qi, secondo l’ideogramma tradizionale (in uso in Cina fino al 1946)

Centrale, in queste pratiche, è il concetto di Qi, principio energetico/vitale che, nonostante le diverse interpretazioni, è molto affine al concetto indiano di prana. Come quest’ultimo, anche il Qi è presente illimitatamente nell’universo, ed è possibile considerare il Qi da un punto di vista macrocosmico e universale oppure da un punto di vista microcosmico e particolare, ovvero il carico di energia di un luogo, o di un essere vivente, o addirittura di un singolo organo. Proprio dall’interazione (o meglio, come vedremo, la risonanza) tra il Qi universale e il Qi particolare si sprigiona il potenziale benefico e terapeutico di tali pratiche.

È infatti interessante notare che uno degli scopi principali delle pratiche di lunga vita è di mantenere il corpo in buona salute agendo preventivamente sull’insorgere di possibili malattie; di qui anche l’attinenza con la medicina. D’altro canto, non deve sorprendere se al tempo stesso queste pratiche hanno attinenza con la sfera interiore e spirituale dell’essere umano: il presupposto da cui muovono queste pratiche, condiviso anche dallo Yoga indo-tibetano, è che un corpo malato è un grandissimo intralcio nella via spirituale.

Le pratiche principali sono: Dao yin/Qi gong e Tai Chi Chuan, oltre ad altre che probabilmente si sono perse nei millenni. Per comprendere queste discipline, strettamente inter-relate, dobbiamo però risalire molto indietro nel tempo, all’origine stessa della civiltà cinese.

Le origini Sciamaniche

Statue di argilla che raffigurano risalenti alla dinastia Zhou (XII-III secolo a.C.) che raffigurano donne sciamane danzanti.
Statue di argilla risalenti alla dinastia Zhou (XII-III secolo a.C.) che raffigurano donne sciamane danzanti.

Le prime testimonianze frammentarie cinesi di approcci terapeutici sono riconducibili alle mitiche figure sciamaniche Wu, che operavano attraverso tecniche esorcistiche impostate sul movimento fisico e sul suono.

Il carattere Wu indica «danza» e secondo il Shuo wen, il dizionario etimologico di epoca Han, il termine era anche accomunato a Zhu, termine riconducibile ad augurio o invocazione. Quindi Wu o Zhu comunicava con il cielo e le sue invocazioni terapeutiche erano essenzialmente preghiere rivolte agli spiriti o formule esorcistiche.

Una caratteristica importante è che originariamente Wu erano donne, tanto che gli sciamani uomini venivano designati con il carattere Xi. La rilevanza di tale elemento concerne la relazione tra la società ideale taoista e l’antico egualitarismo tribale legato al matriarcato.

Più che a spiriti antropomorfi le prime Wu si rivolgevano alle manifestazioni di una serie di «forze» o di «influssi» a forte caratterizzazione archetipica, la cui azione era desunta dall’osservazione dei fenomeni naturali. Era una tecnica rituale per coordinare i movimenti del proprio corpo (e il respiro) con i flussi delle forze cosmiche, così da acquisire la potenza necessaria, ad esempio, a esorcizzare le «forze deviate» che affliggevano il «paziente».

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L’antico ideogramma per Wu

A riprova della forte impronta che gli Wu hanno lasciato sull’origine della medicina tradizionale cinese vi è il fatto che il carattere Yi («medico o scienza medica») era originariamente composto dal carattere Wu più la parte superiore del carattere Yi attuale, composta da segni raffiguranti una faretra colma di frecce e una mano che impugna un’arma.

Ciò denoterebbe la marcata origine demonologica della medicina: le frecce indicherebbero le armi che lo sciamano usava nelle sue danze rituali per esorcizzare i demoni.

L’eziologia «demonica» rimase nella MTC sotto la denominazione di Xie Qi, Soffi Perversi, i Patogeni della definizione moderna, ma sin dall’antichità fu affiancata da altre possibili cause, prima fra tutte il mancato rispetto dei ritmi naturali.1Giulia Boschi. Medicina Cinese: la radice e i fiori. Corso di sinologia per medici e appassionati.
Casa Editrice Ambrosiana 2003. ISBN 88-408-1263-6

Conformarsi al Dao, la legge Universale che governa tutti i fenomeni e le loro trasformazioni, significa uniformare le orbite del proprio Qi psicofisiologico (microcosmo) al retto fluire del Qi in natura (macrocosmo); in altri termini, ciò vuol dire acquisire Zheng Qi, il cosiddetto soffio retto o autentico. Il Zheng Qi è alla base della salute dell’individuo, della sua capacità di rispondere all’attacco patogeno ed adattarsi alle modificazioni macrocosmiche, in un’ottica di armonizzazione con il Dao.

Una sacerdotessa Wu invoca lo spirito di un animale.
Una sacerdotessa Wu invoca lo spirito di un animale.

Lo sciamano cinese, come gli adepti taoisti, non trae il suo potere dalla «possessione» di uno spirito che gli induce uno stato estatico simile alla medianità, ma da un particolare stato di ricettività che gli consente di veicolare attivamente le forze archetipiche armonizzandosi ad esse.

La pratica esperienziale interiore conduce lo sciamano ad uno stato di quiete del cuore e della mente che lo porta ad una risonanza perfetta col mondo naturale. È questo accordo armonico che lo rende permeabile fino a diventare un vero e proprio portale del mondo archetipico e permette agli Shen, gli Archetipi, di agire direttamente attraverso di lui in piena consapevolezza nell’atto terapeutico.

Le sciamane Wu furono i primi medici della storia cinese: lo Shan hai jingìe li associa all’uso di erbe medicinali e alle Pratiche di Lunga Vita, anche se i loro compiti principali rimanevano il controllo degli elementi naturali, l’esorcismo, la comunicazione con gli spiriti. Solo nel taoismo si conservarono le tradizioni legate alla magia delle Wu perché in forma semiclandestina molte donne fecero parte delle più importanti scuole taoiste: molte tecniche, d’altra parte, richiedevano la partecipazione di una coppia di adepti di sesso opposto.

Il concetto di Risonanza

Danzatrice mascherata, tardo periodo Zhou
Danzatrice mascherata, tardo periodo Zhou

È molto probabile che le invocazioni sciamaniche raggiungessero il loro scopo terapeutico per la qualità energetica del suono trasmesso più che per la suggestione provocata dal loro significato. Come spiegano fonti più tarde, esso era in grado di riportare l’organismo all’equilibrio producendo un effetto biofisico di Risonanza, fenomeno conosciuto in Cina in tempi antichissimi come la teoria delle armoniche, mentre in Occidente, escluse le scuole pitagoriche, essa cominciò a svilupparsi soltanto a partire dal XVIII secolo.

A questo proposito può essere interessante notare come l’ideogramma di «farmaco» sia composto dall’ideogramma di «musica» sovrastato dal radicale «erba», quasi a indicare che quanto fa di un’erba un farmaco è la sua «musica». Sebbene l’associazione specifica di un suono particolare con un determinato organo interno appaia per la prima volta in forma esplicita con Tao Hongjing, vissuto nel VI secolo d.C., bisogna considerare che questi suoni erano segreti e, molto probabilmente, trasmessi oralmente già da secoli. È significativo il fatto che ancora oggi i «sei suoni-mantra» liu zi jué, specifici per ogni organo, siano uno degli esercizi più diffusi e praticati del Qi gong terapeutico. 2Giulia Boschi. Medicina Cinese: la radice e i fiori. Corso di sinologia per medici e appassionati.
Casa Editrice Ambrosiana 2003. ISBN 88-408-1263-6

In profondo accordo con la biofisica moderna, la Risonanza, Gan Ying, è l’asse portante del rapporto tra macrocosmo e microcosmo, il fondamento delle loro interazioni quantiche e implica la bipolarità di azione-emanazione Yang e ricezione-percezione Yin che si differenzia da un semplice rapporto causa-effetto o agente-agito, poiché include la nozione di reciprocità. La reciprocità comporta la possibilità di invertire i poli di attività e recettività tra l’uomo e il cosmo.

Analogamente, il termine De, in una delle sue accezioni più antiche, indicava contemporaneamente sia il Potere che l’uomo esercita sul Cielo attraverso l’invocazione, sia la Virtù dell’officiante che consente la risposta del Cielo in un processo di risonanza con il mondo archetipico. La potenza acquisita dal praticante deriva probabilmente da un processo di amplificazione che comporta una serie di inversioni successive. Il rapporto tra la perfetta recettività e l’invocazione può essere paragonato al rapporto che nel Cristianesimo esiste tra la perfetta sottomissione alla volontà divina e la preghiera d’intercessione. 3Giulia Boschi. Medicina Cinese: la radice e i fiori. Corso di sinologia per medici e appassionati.
Casa Editrice Ambrosiana 2003. ISBN 88-408-1263-6

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L’antico carattere oracolare per De

Nel Taoismo il termine De sta a indicare il veicolo sottile attraverso il quale si effettua la connessione tra due entità che entrano in risonanza, il flusso biofotonico della biofisica moderna. La forza che si attiva in tale situazione di empatia energetica viene percepita nell’atto terapeutico come De qi, un insieme di sensazioni quasi-fisiche comuni sia al medico che al paziente, la cui sapiente lettura guida l’intero atto medico.

Nella concezione taoista la pratica esperienziale della risonanza con le forze che esprimono l’ordine cosmico è il fattore che trasmuta la Scienza in Magia, conferendo all’essere umano il potere sugli aspetti quantici della natura. Ciò è possibile grazie a un atteggiamento di completa recettività che il Taoismo esprime nel concetto di Wu Wei, comunemente tradotto come non agire.

In realtà il concetto di Wu, il non essere, indica la condizione atemporale e non locale del Dao, motore segreto quantico del suo aspetto manifesto spazio-temporale, in cui Wu Wei è compiere l’azione in accordo con la dimensione archetipica Wu.

La costante del Dao è il non-agire, così non c’è nulla che non venga compiuto

Laozi

Il Dao yin

Secondo alcuni autori nelle danze sciamaniche, articolate in posture esorcistiche e invocazioni, sarebbero contenuti i primordi del Dao yin, attuale Qi gong o arte del coltivare il Qi, cioè di quella tecnica, articolata su più livelli, il cui scopo principale è di armonizzare il Qi del proprio organismo con quello dell’ambiente naturale, intensificandone in tal modo la potenza, per poterlo successivamente dirigere e proiettare sotto il controllo della volontà cosciente. Ciò renderebbe possibile agire anche sul mondo materiale attraverso una forza immateriale guidata dalla mente.

Le diverse posture esorcistiche illustrate e commentate nel Dao yin tu di Mawangdui risultano molto simili a quelle in seguito incluse nei sistemi Dao yin / Qi gong delle scuole taoiste. Analogamente, le invocazioni non vanno intese come semplici formule verbali, ma come il veicolo adatto a trasmettere questa forza al corpo del malato, all’ambiente circostante o a se stessi.4Giulia Boschi. Medicina Cinese: la radice e i fiori. Corso di sinologia per medici e appassionati.
Casa Editrice Ambrosiana 2003. ISBN 88-408-1263-6

Il Tai Chi Chuan

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Il Tai Chi Chuan o Tai ji Quan, usando la traduzione degli ideogrammi cinesi con lo standard pinyin, è una pratica che nasce in Cina dall’incontro tra arti marziali e pratiche tradizionali per la salute e la longevità. Il Tai Chi Chuan è molto diffuso tutt’oggi a livello popolare in Cina e in grande espansione in tutto l’Occidente negli ultimi decenni.

La componente marziale del Tai Chi Chuan è di natura interna: le sue più evidenti diversità rispetto ad altre arti marziali sono infatti costituite dal ruolo centrale assegnato ad azioni difensive basate sulla cedevolezza, e dall’impiego nei confronti dell’avversario dell’elasticità del corpo invece che della forza fisica. 5Carlo Moiraghi. Qi Gong. Fabbri editori 2002. ISBN 88-451-8009-3

Moiraghi. la via della Forza Interiore, trattato di energetica esperienziale cinese. Casa Editrice
Meb 1995. ISBN 88-7669-490-0

In realtà, nell’esecuzione del Tai Chi, la forza fisica dev’essere pressoché annullata in favore di un completo rilassamento proprio per far emergere la componente più propriamente energetica e potenzialmente ancora più travolgente della forza fisica stessa, in un movimento fluido e circolare, senza interruzioni, una costante alternanza di Yin e Yang, vuoto e pieno.

E proprio l’alternanza di Yin e Yang è il principio esperienziale del Tai Chi Chuan, rappresentato dal Taiji, ovvero il “grande polo” del movimento degli opposti, che procede dal Wuji, il “non-polo” indifferenziato rappresentato generalmente da un cerchio vuoto. Insieme, formano il Taijitu, che rappresenta l’alternanza di Yin e Yang e al tempo stesso la compresenza del principio anteriore (Wuji) indifferenziato:

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Il Qi gong

Qi gong è un termine generico recente che designa un insieme di pratiche di benessere, salute, risveglio e realizzazione personali. Qi gong può dunque essere tradotto semplicemente con lavoro (Gong) del soffio (Qi), indicando con questo l’aspetto attivo di una pratica che riguarda l’energia vitale che anima le cose e gli esseri.

L’antica denominazione classica di Qi gong era Yang sheng fa, letteralmente i metodi (Fa) che nutrono (Yang) la vita (Sheng) i quali, secondo la Tradizione, permetterebbero di opporsi o di ritardare il processo della morte, per cui sostenere la vita vuol dire ritardare la morte vivendo bene e a lungo.

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Chen bao shi, ovvero la visualizzazione di due grandi sfere di energia ai lati. Illustrazione tratta da C. Moiraghi, Qi Gong, Fabbri, 2002.

In definitiva il Qi gong rappresenta un variegato scenario in cui si stratificano scuole e stili, in un lignaggio ininterrotto di maestri e ricercatori che ne hanno mantenuto la vitalità modificandolo incessantemente. Una classificazione dei Qi gong più importanti, tenendo conto del fatto che spesso appaiono mescolati tra loro, potrebbe essere la seguente:

  • Qi gong di origine taoista, o che intrattengono qualche tipo di rapporto con la filosofia del Tao;
  • Qi gong di origine buddista che, in Cina, sono legate al Chan;
  • Qi gong di origine confuciana che spesso si ritrovano nei rituali come il saluto;
  • Qi gong di origine marziale che hanno lo scopo di rinforzare il corpo e di proteggerlo;
  • Qi gong di origine medica ancora prescritti nelle pratiche terapeutiche;
  • Qi gong di origine familiare che si trasmettono all’interno dei clan o delle famiglie;
  • Qi gong di origine sintetica concepito recentemente per fini pedagogici;
  • Qi gong di origine esterna alla Cina e che sono spesso nuove creazioni, come la ginnastica svedese del Ling.

Tutte queste varietà di Qi gong hanno in comune una pratica di meditazione con la finalità di raggiungere “un’altra cosa ancora” (Hua) ma classicamente non viene mai precisato che cos’è questa “altra cosa”, assimilata a una trasmutazione.

Laozi spiega: “il grossolano è la radice del sottile” significando che ciò che è grossolano può trasmutarsi in qualcosa di molto sottile. Ne deriva che il Qi gong può essere, di volta in volta, molto terrestre o molto celeste, ovviamente sempre nel senso prima citato della trasmutazione alchemica.

Ritengo utile citare in toto una parte dell’introduzione del libro di Charles sul Qi gong che definisce in maniera chiara e molto intuitiva le radici su cui poggia il Qi gong e il suo impianto filosofico:

Un gesto può essere molto sottile e un pensiero può essere molto grossolano. Talvolta il fatto di rendere sottile il gesto permette di affinare lo spirito mentre il contrario non è necessariamente vero. Come nello Yijing sarebbe meglio cominciare dalla cosa più semplice, il monogramma composto da un solo tratto, per arrivare alla cosa più complessa, l’esagramma, composto da sei tratti.
Se non si comprende bene o si travisa ciò che realmente corrisponde allo Yin e allo Yang, sarà difficile definire il valore di un esagramma. Come comprendere un concatenamento complesso senza conoscere le basi del movimento e della respirazione? Come comprendere i principi se non si conoscono le regole? Molti testi classici o grandi autori classici come Liji (o Libro dei riti), Zhuangzi, Liezi, Neijing Suwen (Trattato di Medicina Interna dell’Imperatore Giallo) spiegano letteralmente che “lo Yang sale, lo Yin scende”. Ciò viene inteso in Occidente come : “Lo Yang è in alto, lo Yin è in basso”. Ma tra salire ed essere in alto o scendere ed essere in basso esiste una differenza considerevole. Se lo Yang sale è perché originariamente (radice) era in basso. Se lo Yin scende è perché originariamente (radice) era in alto.
I “classici” distinguono dunque tre stati: l’origine (radice), il movimento (evoluzione), la conseguenza (preparazione al cambiamento). Ma quando si tratta di movimento (Dong) o di trasformazione (Yi) gli occidentali, come i turisti, di solito fanno una foto. Il classico dice: “Lo Yang sale”; loro fanno una foto e constatano, dopo e basandosi sulla foto,- che lo Yang è in alto.
Dunque, per la logica occidentale, lo Yin deve essere in basso. Così si è detto tutto e non si è fatto nulla. O lo si è fatto in controsenso.
Ma, nel tempo, anche i cinesi si sono occidentalizzati e propongono a loro volta pratiche per turisti in cui lo Yang è in alto e lo Yin è in basso. Normale. E tutto va bene solo nel migliore dei mondi. Io qui vi propongo, al contrario, una versione meno turistica e più classica di una pratica di “sostenimento della vita” legata alla filosofia del Tao e del Lingbaoming, ma nello stesso tempo influenzata dai principi sviluppati da Wang Yang Ming, precursore di Wang Tse Ming, della corrente della “Purezza del cuore” (Xin Xue)”

Georges Charles6Georges Charles. Qi Gong ed energia vitale. Pratiche Taoiste di lunga vita. Edizioni Pendragon 2008. ISBN 978-88-8342-573-8

Per concludere (per ora)

Il quadro storico delineato con le Tre Tradizioni e le pratiche di lunga vita ha un obiettivo, che sarà raggiunto con il prossimo articolo, a completamento di un trittico: ovvero il rapporto tra queste discipline e la scienza moderna e soprattutto tra le pratiche di lunga vita e un approccio terapeutico. Se abbiamo già visto che il Tai Chi Chuan è applicato con successo in ambito preventivo, meno conosciuto è l’aspetto medico del Qi Gong, di cui parleremo nell’articolo finale.

Non dimenticando mai, naturalmente, che lo scopo ultimo di queste pratiche è, come abbiamo visto, Hua, ovvero “un’altra cosa ancora”.

Note[+]

Note
↑1, ↑2, ↑3, ↑4 Giulia Boschi. Medicina Cinese: la radice e i fiori. Corso di sinologia per medici e appassionati.
Casa Editrice Ambrosiana 2003. ISBN 88-408-1263-6
↑5 Carlo Moiraghi. Qi Gong. Fabbri editori 2002. ISBN 88-451-8009-3

Moiraghi. la via della Forza Interiore, trattato di energetica esperienziale cinese. Casa Editrice
Meb 1995. ISBN 88-7669-490-0

↑6 Georges Charles. Qi Gong ed energia vitale. Pratiche Taoiste di lunga vita. Edizioni Pendragon 2008. ISBN 978-88-8342-573-8
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