• Passa alla navigazione primaria
  • Passa al contenuto principale
  • Facebook
  • Instagram

info@zenon.it | tel. 3492462987

  • Home
  • Corsi
    • Tutti i corsi e gli orari
    • Formazione insegnanti Yoga
    • Yoga
      • Yoga (lezioni collettive)
      • Respirazione – Pranayama
      • Yoga: cose da sapere (FAQ)
    • Meditazione
    • Yoga in gravidanza
    • Attività post parto
    • Qi Gong e Taijiquan
    • Functional Training
    • Ginnastica funzionale adattata
  • Eventi
  • Chi siamo
  • Blog
    • Yoga
    • Yoga in gravidanza
    • Meditazione
    • Qi gong
    • Pratiche
    • Taoismo
    • Interviste
  • Contatti

‘Ascolta il tuo corpo’ significa ancora qualcosa?

7 Maggio 2025 Zénon

Può un invito così generico e abusato essere ancora di qualche utilità? Sì, se lo utilizziamo per metterci in discussione invece che per ricevere conferme…

Da qualche tempo, è impossibile dire “Ascolta il tuo corpo” senza provare qualche imbarazzo, e ciò accade da ben prima che questa frase diventasse il tormentone di un comico televisivo (questo, piuttosto, è la conferma di quanto la frase rischi il luogo comune).

“Ascolta il tuo corpo” è una frase ormai da riempire a piacimento, prediletta da chi si sottrae al confronto con la realtà evitando qualsiasi attrito (il corpo – ma siamo sicuri che sia veramente il corpo? – mi ha detto che non ha voglia di fare fatica, che non mi devo forzare), ma è ormai presenza fissa anche sulle labbra di chi sottopone il corpo a ogni genere di forzatura per piegarlo alle proprie pretese, incurante dei messaggi che il corpo stesso gli invia, o forse no (anche il dolore – ribatteranno – non è una forma di ascolto?).

Il problema è che “ascolta il tuo corpo” è ormai un goal a porta vuota, come “no alla discriminazione” o “salviamo il pianeta”: chi si alzerebbe per dire che non è d’accordo? Questo, come ben sappiamo, è un grande ostacolo a che le parole si traducano in fatti.

Così, in entrambi i casi più sopra descritti viene escluso in partenza il presupposto di ogni ascolto, ossia l’incontro con l’altro. Perché l’incontro con il proprio corpo, se l’ascolto è reale, potrebbe essere addirittura sconvolgente, in quanto alieno alle risposte prevedibili, rassicuranti, che in fondo suggeriscono di fare come hai sempre fatto “ascoltando il tuo corpo”.

Per questo, dovremmo intendere “ascolta il tuo corpo” come un termine tecnico anziché come uno slogan ornamentale, perché indica una precisa fase nel lavoro corporeo e nella pratica contemplativa: la fase in cui dal fare e dal pensare si passa al sentire.

Yoga, articolazioni e movimento armonico

Le nostre articolazioni sono luoghi privilegiati di ascolto, non solo per comprendere il movimento e la postura, ma anche per sviluppare un’attenzione consapevole priva di distrazione: lo scopriremo in queste quattro lezioni teoriche e pratiche, tra yoga, approfondimenti su anatomia e cinesiologia, sistema miofasciale, Medicina Tradizionale Cinese e filosofia indiana.

Vai al seminario Yoga, articolazioni e movimento armonico

Quindi non ascoltiamo il corpo tanto perché ci dica cosa dobbiamo fare, ma per fare chiarezza là dove il pensiero ci porta sempre a maggior complicazione. Ascoltare il corpo permette di fare spazio, di lasciar decongestionare il pensiero e magari di creare le condizioni perché arrivi una risposta.

Suggeriremmo soltanto una piccola correzione: evitare il pronome “tuo”, che ci riallaccia a una storia, là dove le storie, come le scarpe all’entrata di un tempio, sarebbe meglio lasciarle fuori, perché ci ingabbiano nel conosciuto.

Fin quando è tuo, il corpo è collegato a un passato e a delle aspettative.
Quando ascolti veramente il corpo, invece, c’è sempre una sensazione, anche se solo parziale, di incontrare uno sconosciuto. Uno sconosciuto di cui però sentivi la mancanza…

Siccome ascolti il corpo per entrare in contatto con qualcosa che non sia il tuo pensiero, il corpo non può essere tuo.

Ascoltare il proprio respiro come si ascoltasse qualcun altro respirare, ad esempio, è un esercizio molto interessante. Non per trovarvi dei difetti, ma anzi, per tornare a sentire tutto ciò che non cogli a causa dell’abitudine condensata in quel pronome possessivo, del tuo credere di conoscerlo, nel considerare banale ripetizione ciò che è pulsazione vitale.

Ascoltare il corpo significa prenderlo per come è, non per come pensiamo che debba essere.
Significa sentirlo a prescindere da ciò che sappiamo o pensiamo di sapere di lui: dei suoi presunti pregi o dei suoi difetti, dei suoi meriti o delle cause delle sue sofferenze, anche delle nozioni che abbiamo su di lui.

Sì, è un lavoro impegnativo, e non si può mai dire di aver trovato la soluzione definitiva, di aver trovato una verità e di potercela mettere in tasca per utilizzarla ogni volta che ci serve: ma è proprio qui il bello.

Il corpo è lo strumento della coscienza. È tornare a come sentivamo prima che qualcuno ci avesse spiegato una volta per tutte cosa fosse.

Qualcuno, con più enfasi, sostituirebbe sentire con essere, ma quest’ultima parola rischierebbe di complicarci la vita con dubbi amletici. Sentire è molto più diretto e concreto, non mi richiede il fardello di un’identità.

Lasciando aperto l’interrogativo su chi sente, riposando anzi su quell’interrogativo, il sentire può agire da solvente, rendendo permeabile e allentando la corazza che mi vuole separato da tutto il resto, soprattutto, perché la corazza sono io: esiste non solo per limitare, ma anche per permettermi di guardarci attraverso.

Condividi:

  • Fai clic per condividere su X (Si apre in una nuova finestra) X
  • Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra) Facebook
  • Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra) LinkedIn
  • Fai clic per condividere su Telegram (Si apre in una nuova finestra) Telegram
  • Fai clic per condividere su WhatsApp (Si apre in una nuova finestra) WhatsApp

Scopri di più da

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Archiviato in:Articoli, pratiche, Yoga Contrassegnato con: asana, ascolto, hathayoga, pratica, tantra, yoga, yoga Novara

Info Zénon

Zénon è Marco Invernizzi e Francesco Vignotto. Marco Invernizzi è medico, ricercatore in riabilitazione, ma anche insegnante di agopuntura ed istruttore di Pratiche di Lunga Vita (Qi Gong medico, Daoyin).
Francesco Vignotto è un insegnante di Yoga ed è il responsabile di tutte le attività relative a questa disciplina a Zénon, di cui è fondatore assieme a Marco Invernizzi.

Iscriviti al sito tramite e-mail

Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti al nostro sito, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.

Interazioni del lettore

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Copyright © 2022 – Zénon Associazione Sportiva Dilettantistica Corso XXIII marzo 17 28100 Novara C. F. 94088150035 Privacy Policy.

Zénon Yoga Novara

info@zenon.it
Via Ventiré marzo 17 Novara, 28100
lunedì10:00 – 20:00
martedì, venerdì10:00 – 20:10
mercoledì10:00 – 20:40
giovedì10:00 – 19:00
sabato10:00 – 12:00
+393492462987

Contattaci su Whatsapp