• Passa alla navigazione primaria
  • Passa al contenuto principale
Zénon | Yoga e Qi Gong

Zénon | Yoga e Qi Gong

  • Home
  • Corsi
    • Tutti i corsi e gli orari
    • Yoga
      • Yoga (lezioni collettive)
      • Respirazione – Pranayama
      • Tandava
    • Yoga in gravidanza
    • Attività Post Parto: yoga e allenamento funzionale
    • Qi Gong e Taijiquan
    • Functional Training
    • Meditazione
  • Eventi
  • Chi siamo
  • Blog
  • Contatti

canto armonico

L’uomo sonoro – Presenza Armonica

7 Ottobre 2015 Roberto Cerri


La massima concentrazione sonora si trova nel Silenzio.

Lì tutto ciò che canta, cioè ogni atomo visibile o invisibile, trova la sua espressione ultima. Dal Big Bang al Silenzio, e viceversa, c’è solo un attimo e tutti i suoni che dall’inizio della Creazione al suo riassorbimento sono stati, sono e saranno, esistono sottilmente nel Silenzio prima di esplodere contemporaneamente nel Big Bang. Ma poiché Suono è Creazione, nel Suono Primordiale che ora chiamiamo Big Bang tutta la Creazione è presente.

Così questa iniziale compresenza dei suoni in un Suono Primordiale si dispiega nell’Infinito come successione spaziale e temporale, ma non perde mai, in nessun caso, la Sua natura di Unità oltre lo spazio e il tempo che fa sì che qui, nello spazio e nel tempo, vi siano una connessione e una relazione di interdipendenza tra ogni suono, vale a dire tra ogni essenza che appare nella Creazione.

Come viviamo noi, Esseri Sonori, questa Verità celata alla nostra mente di superficie?

Esseri Sonori, sì, che abbiamo perduto l’Ascolto e la Voce e che siamo convinti di essere i produttori del suono che emettiamo quando invece ne siamo il prodotto, e che crediamo, quando ascoltiamo un suono, di ascoltare “altro” da noi, quando invece quel Suono è in nostro stesso Suono che ci parla dagli altri esseri (o cose, come diciamo spesso; in realtà esseri solo apparentemente inanimati).

Alla base della manifestazione materiale tutte le Cosmogonie pongono il Suono, la Voce che crea, il Canto che forma, e la Musica delle Sfere è più di una favola a cui potevano credere solo le menti “non ancora sviluppate” degli Antichi. Noi, che invece abbiamo sviluppato la mente così bene, non sentiamo più la Musica delle cose.

A tutti i livelli il Suono crea. Lo sapevano coloro che calmavano le fiere col suono della lira, lo sapeva Orfeo che con la musica ha vinto gli Inferi e riportato Euridice tra i viventi (il Femminile tratto dal Subcosciente), lo sapeva chi scriveva nell’antichità che l’AUM è il più potente mezzo per raggiungere la Liberazione, lo sapevano i Greci antichi che alla base della stabilità e del benessere dello Stato ponevano i canti, i quali erano costruiti, nei modi e nei ritmi, secondo leggi immutabili che, se fossero cambiate, avrebbero a lungo andare distrutto le fondamenta dello Stato stesso. A titolo di curiosità ascoltate le musiche che vanno per la maggiore oggi e osservate come gli Stati funzionano. Tutto questo era risaputo e praticato.

Lhasa (Neujahr), Tubenbläser mit Potala, Lamas blasen das Neujahrsfest ein

 

Ma anche il contrario è vero. Il Suono può distruggere. Lo sapevano coloro che hanno abbattuto le mura di Gerico con le trombe, lo sapevano e lo sanno gli strateghi militari di ogni tempo, che fanno cantare i soldati secondo ritmi e melodie che risvegliano ardore guerresco e una sorta di insensibilità al sangue e al dolore, proprio e altrui.

Lo sapevano le bande militari austriache e russe che nell’ottocento usavano suonare inni militari con un diapason a 445-450 hertz perché avevano notato che tale accordatura (quella usuale ai tempi era 432-435) aumentava l’eccitazione dei soldati. E lo sapeva Joseph Goebbels quando, nel 1939, “suggerì” alla Conferenza Internazionale di Londra di adottare, come LA universale, i 440 hertz… che ora, in molte orchestre è già diventato 442-444.

Lo sapevano anche coloro che, tra le due guerre, sperimentarono un cannone ad infrasuoni in grado, secondo loro, di distruggere edifici per un largo raggio. Però lo sapevano solo parzialmente, perché sospesero i loro esperimenti per un fatto imprevisto: poiché le onde sonore si propagano sfericamente, non riuscirono a trovare il modo di proteggere l’operatore che manovrava tale cannone. Dopo che un paio di essi morirono con tremende lesioni interne abbandonarono il progetto.

Nei meandri della mente razionale che abbiamo sviluppato così bene non c’è più posto per il Suono, solo per suoni che passano, per creare divagazioni un po’ più piacevoli di quelle ossessive di cui siamo autori e vittime. Il suono è diventato divagazione, sottofondo, svago, puro chiasso.

Occorre che l’Uomo Sonoro ritrovi il Suo potere creativo che si esprime nell’Ascolto e nella Voce, occorre che senta il Suono della Vita sgorgare dentro di Sé, occorre che riscopra le innumerevoli relazioni armoniche tra gli esseri e gli eventi, che ascolti la Musica della Creazione sgorgare dentro e fuori di sé. Occorre che la Sua Voce ritrovi la forza del Canto che crea e che senta la possibilità di creare il Bello, il Vero e il Giusto, come retaggio inalienabile della Sua Vera Natura.

È per questo che parliamo di Presenza Armonica.

Quando si dice Canto Armonico troppo spesso si dice che qualcuno canta gli armonici, il che vuol dire che l’io è in primo piano. Io produco gli armonici perché ho imparato una tecnica che mi permette di farlo. Io miglioro la mia voce grazie agli armonici che emetto, e che creo personalmente, e quindi esprimo me stesso in questa pratica. Posso fare incredibili acrobazie vocali, armonici vanno e vengono come gli angeli lungo la Scala di Giacobbe, sono miei, li ho creati io.

Quando si dice Presenza Armonica, il canto è l’inevitabile conseguenza di un’apertura interiore verso ciò che c’è già. Non sono più io a produrre il Suono, il Suono mi attraversa e mi ri-crea. Rendendomi disponibile a servire la Vita in quanto Suono, entro in ciò che mi trascende e sparisco in esso, Voce che viene da ogni parte, non localizzata. Gli Armonici allora sono manifestazioni preesistenti del Suono Originario che sorgono dal mio Puro Ascolto e che fluiscono in quella che non è più la “mia” Voce.

L’infinità della Serie Armonica e la sua incredibile profondità formale e creativa dovrebbero bastare a farci capire che nessun “io” razionale può creare ciò che lo trascende in tal modo.

A cominciare dai suoni intrauterini fino al suono dell’ultimo rantolo, la nostra vita è permeata di Suono e noi passiamo attraverso di Esso con l’Ascolto chiuso, sigillato, senza mai intendere la Musica della Vita. Ascoltare significa “Essere Ascolto”, strumento che risuona, vibrando consapevolmente al Soffio dell’Infinito, accettare di “sparire” per essere strumento docile nelle mani del Cantore.

Immaginatevi se uno strumento volesse a tutti i costi emettere la “sua” musica, invece di lasciarsi suonare dal musicista! Così, “in Ascolto”, troviamo la nostra Voce, che in realtà non avevamo mai perduto, ed Essa ci ricorda chi siamo veramente, da dove veniamo e dove andiamo, scopriamo che la Verità del nostro Essere è tale, nella Libertà, quando smettiamo di voler cantare le “nostre” note e ci apriamo alle note dell’Infinito.

D’altra parte il termine “persona”, tra le varie etimologie proposte, ne ha anche una sonora: il latino “per-sonare”, cioè “risuonare attraverso”.

Credo che una profonda meditazione su questo significato renda superflue altre parole.

Leggi

Archiviato in: Canto Armonico Contrassegnato con: canto armonico

Akròasis, il canto armonico

20 Maggio 2015 Roberto Cerri


Una corda vibra nell’Infinito.

L’Infinito stesso si manifesta come corda vibrante nel Suo desiderio di manifestazione.

arpa pitagorica

L’atto del pizzicare la corda è l’atto iniziale della Creazione, e subito la corda inizia a muoversi sinuosamente, secondo movimenti, curve e nodi che tessono la trama di una struttura preesistente nell’Idea, ma che si manifesta in una sconfinata varietà di toni, di vibrazioni e di intervalli tra di essi. La loro perenne interazione dilaga creando interminabili combinazioni che si traducono in forme perennemente evolventesi da se stesse.

Ma il tono è anche numero, frequenza, ritmo, e la struttura si manifesta come concatenazione, interazione e rapporto tra numeri viventi che fluiscono in un’ Armonia che svela a poco a poco la sua preesistente perfezione. Tale perfezione non è statica, ma dinamica. Il tono o numero fondamentale 1 dà una stabilità basilare che permette ai toni o numeri che sorgono da esso di manifestarsi nelle più varie combinazioni senza perdere il punto di riferimento, l’Origine su cui poggia la Manifestazione.

Il fenomeno della serie dei suoni armonici che si generano da una corda in vibrazione (ma anche da una colonna d’aria, da una membrana e, sostanzialmente, da ogni mezzo in grado di produrre suono) è la manifestazione materiale di tale struttura preesistente e si esprime attraverso il suono, il numero e la misura nei vari regni della Natura. In modo intuitivo noi parliamo di Armonia quando percepiamo dei rapporti che rientrano tra quelli Armonici, anche se tale affermazione andrebbe ampliata ad altre considerazioni che qui non possono essere sviluppate.

La complessità, la bellezza e la profonda intensità di tale struttura può essere solo sfiorata in uno scritto come questo; basti dire che:

  1. in una nota fondamentale tutte le altre sono racchiuse,
  2. all’interno di tale serie non esistono, tra due armonici vicini, due intervalli simili e
  3. tale serie è potenzialmente infinita.
Ouroboros 2.86 kHz, Gary James Joynes
Ouroboros 2.86 kHz, Gary James Joynes

Il senso dell’Udito è quindi molto di più di un senso materiale utile per difendersi dai pericoli che si possono riconoscere da suoni o rumori: si tratta di un senso che percepisce rapporti tra toni, numeri e che li veicola in sensazioni animiche. Considerare ovvia tale affermazione è il modo migliore per non capire l’eccezionale portata di una funzione che, se osservata con attenzione, appare nella sua sbalorditiva unicità. Frequenza vibratoria, numero, tono musicale e percezione animica coincidono in una facoltà interiore che si chiama Ascolto e che ha in sé una finezza nel riconoscere i rapporti che nessun altro senso possiede.

Nell’ascolto, per esempio, di una 5a DO-SOL, uno degli intervalli fondamentali in tutte le tradizioni musicali, l’orecchio non si accontenta di un’approssimazione, ma pretende il rapporto perfetto tra le due frequenze. Trattandosi del 2° (DO) e del 3° (SOL) armonico della fondamentale 1 (DO) esse hanno una frequenza tripla (SOL) e doppia (DO) della fondamentale, perciò il rapporto di 5a DO-SOL è 3/2.

Se una delle due note è solo di poco calante o crescente, vale a dire se il rapporto 3/2 non è preciso, l’orecchio avverte e comunica all’anima una sensazione di disagio che si traduce come dissonanza. Questa capacità dell’udito è tutt’altro che ovvia ed apre a considerazioni vastissime. Mi limito a far notare che se si entra in una stanza di 3×2 m. e una delle dimensioni è di poco sbagliata, per esempio 2,90×2, l’occhio non può accorgersene se non misurando la stanza con un metro.

Ascolto e Voce sono gli strumenti che l’uomo ha a disposizione, in un corpo vibrante, per manifestare il Suono della Creazione. La complessità e la finezza degli organi di percezione sonora e di fonazione (che non a caso sono strettamente interconnessi anche fisiologicamente) mettono in condizione l’uomo di con-vibrare e di manifestare il Suono creatore.

om

Solo un ascolto superficiale e unidimensionale ci può far credere che il suono della nostra voce sia piatto, banale, insignificante. In realtà la nostra voce (non quella di un altro, proprio la nostra) è lo strumento che abbiamo a disposizione per manifestarci come esseri sonori e armonici, anche se si dovrebbe parlare di uno strumento più ampio, che si può indicare come Ascolto-Voce che in effetti risultano essere indivisibili.

I Greci usavano i termini “aesthesis” (visione) e “akròasis” (audizione) come opposti e complementari. Oggi il primo ha preso il sopravvento sul secondo ed è, credo, necessario che il cercatore della Conoscenza sviluppi l’akròasis, intesa come “ascolto del mondo”. Allora l’inscindibilità dei due termini Ascolto-Voce può essere compresa, così come la stretta interdipendenza fisiologica dei loro organi fisici.

Con il termine Canto Armonico si intende generalmente un insieme di pratiche vocali atte a “produrre” i suoni armonici con la voce.

Tale visione è estremamente parziale e superficiale. Anzitutto perché, come abbiamo visto, gli armonici non possono essere “prodotti”, in quanto elementi di una struttura preesistente; a rigore di termini e più corretto dire che noi siamo i prodotti degli armonici! Poi perché la abituale attitudine egoica di porsi al centro dell’universo con tutto il resto come contorno fa sì che si vedano i suoni armonici come opportunità di “esibizione”, di “bravura” e di “vantaggi” che si possono ottenere praticandoli. Un simile approccio non può che appartenere a una spiritualità spuria e superficiale di cui, ahimè, abbiamo abbondanti esempi dovunque.

David Hykes e Roberto Cerri
David Hykes e Roberto Cerri

L’akròasis, o “Presenza Armonica”, ci fa sentire quanto i suoni armonici di quella che chiamiamo “la mia voce”, siano già presenti in essa, così come in tutti gli altri suoni, e quindi la voce si mette al servizio di tale struttura profonda. Allora, nel canto individuale e corale, improvvisando in un ascolto senza barriere, vengono alla luce mandala sonori di insospettata bellezza, intensi e prolungati, di cui i partecipanti non sospettavano la presenza prima di lasciarli emergere.

L’ascolto si apre, la voce si arricchisce di vibrazioni, la coscienza canta ciò che la costituisce: vibrazione pura, suono, numero. E l’anima sente l’intensità di tali forze in azione vivendo un senso di spaziosità, di armonia non cercata, ma trovata dove meno se l’aspettava: in se stessa. Si scopre poi che le dissonanze, lungi dall’essere il contrario dell’Armonia, ne fanno parte, come intervalli disagevoli e faticosi, ma che, ascoltati con fiducia e attenzione, si rivelano come passaggi verso altre armonie non ancora percepite.

Tale scritto non può che essere un primissimo scorcio su qualcosa di estremamente vasto e profondo, qualcosa che però, nel nostro essere, tutti noi siamo. Lasciamo che tutto ciò risuoni della nostra anima.

Un’esecuzione di Canto Armonico di Roberto Cerri

Leggi

Archiviato in: Canto Armonico Contrassegnato con: canto armonico, David Hykes, suono

Copyright © 2014-2022 – Zénon Cooperativa Sportiva Dilettantistica Corso XXIII marzo 17 28100 Novara C. F. e P. IVA 02419740036 Privacy Policy. Contributi pubblici.