L’OMS pubblica una road map per accelerare l’integrazione tra le Medicine Tradizionali/Complementari e la Medicina Convenzionale. Esistono numerose pressioni sociali ed economiche in questo senso, sostiene la massima autorità sanitaria mondiale, ma il motivo principale è l’allarmante diffusione delle malattie croniche non trasmissibili in Occidente, di fronte alle quali la Medicina Convenzionale sembra essere impotente. Inoltre, l’integrazione sembra l’unica via in molte aree del pianeta per garantire a tutti l’accesso alle cure. I contenuti del recente rapporto, e anche i dubbi sulla praticabilità degli intenti.
Alternativo per chi?
Recentemente è stato pubblicato un documento intitolato WHO Traditional Medicine Strategy 2014-20231http://apps.who.int/iris/handle/10665/92455, scritto da una Task Force di esperti della World Health Organization, conosciuta anche come OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), che già da 10 anni si occupa della gestione delle Medicine Tradizionali, della loro categorizzazione e della loro possibile integrazione nei sistemi sanitari che utilizzano prevalentemente paradigmi “Occidentali”.
Se, infatti, noi occidentali diamo per scontato che la Medicina Convenzionale sia quella praticata nei nostri ospedali, ci sono in altri paesi milioni – probabilmente miliardi – di persone che considerano “Convenzionale” ciò che per noi risulta essere “Alternativo” e/o “Complementare”.
In articoli precedenti abbiamo già parlato dei vari tentativi di definire via via la Medicina cosiddetta “non-ufficiale” e di come i tentativi di “integrazione” con quella “Convenzionale”, al di là di un certo ottimismo degli organi ufficiali (come appunto l’OMS), nella realtà non si siano tradotti in dei risultati costruttivi.
In questo Rapporto, oltre a fare il punto di quanto è stato fatto negli ultimi anni per l’integrazione delle Medicine Tradizionali nei sistemi sanitari di numerosi Stati, l’OMS vuole anche tracciare una road map per i prossimi 10 anni (2014-2023) su temi importanti come appunto l’integrazione, l’insegnamento accademico e il monitoraggio di questi approcci, per offrire una maggiore completezza nella gestione sanitario-assistenziale e quindi, in definitiva, di un maggior benessere per l’utenza, cioè i malati.
Apparentemente quindi si traccia un quadro di ideale collaborazione e forte spinta ad accettare ed integrare tali metodiche a livello ufficiale. Ma le cose stanno veramente così?
Contenuti
Cosa intende l’OMS per Medicina Tradizionale e per Medicina Complementare
A costo di ripetere quanto abbiamo già detto, è utile riportare le definizioni contenute nel rapporto di Medicina Tradizionale e di Medicina Complementare.
Innanzitutto, la Medicina Tradizionale è la medicina che costituisce
la somma di conoscenze, abilità e pratiche basate sulle teorie, credenze ed esperienze indigene di diverse culture, anche spiegabile o non, utilizzati per il mantenimento della salute, nonché per la prevenzione, la diagnosi, il miglioramento o il trattamento di malattia fisica e mentale. (http://www.who.int/medicines/areas/traditional/definitions/en/).
Il termine Medicina Complementare (o alternativa), invece, si riferisce
a una vasta serie di pratiche di assistenza sanitaria che non fanno parte della tradizione di quel paese o della medicina convenzionale e non sono pienamente integrati nel sistema sanitario dominante. Essi sono utilizzati in modo intercambiabile con la medicina tradizionale in alcuni paesi. (http://www.who.int/medicines/areas/traditional/definitions/en/).
La distinzione, come si può notare, è spesso relativa: ad esempio, l’agopuntura o l’Ayurveda rientrerebbero nel novero della Medicina Tradizionale all’interno delle culture a cui appartengono (rispettivamente quella cinese e quella indiana), mentre sarebbero da considerare Medicina Complementare nei paesi occidentali. Anche per questo motivo, i due termini saranno utilizzati unitamente nel resto del rapporto.
Le Medicine Tradizionali/Complementari
Il rapporto inizia con la seguente frase:
Nel Mondo, la Medicina Tradizionale è in alcuni casi la principale forma di assistenza sanitaria o serve da complemento a quest’ultima.
Alcune considerazioni dell’OMS sul perché di questo fenomeno meritano di essere citate ancor prima di addentrarci negli obiettivi del rapporto stesso.
In alcune regioni del mondo, ad esempio nei paesi dell’Africa, la Medicina Tradizionale/Complementare è la forma di cura più accessibile. In altri paesi, è una scelta dettata da influenze culturali e storiche, come in Corea e Singapore, dove pure è ampiamente disponibile un’assistenza sanitaria “ufficiale” (cioè di tipo occidentale).
Tuttavia è molto interessante ciò che emerge dal rapporto riguardo alla crescita della domanda di terapie complementari nei paesi occidentali, dove la medicina “Convenzionale” è nativa e costituirebbe la “specialità della casa”.
In quest’ultimo caso, spiega l’OMS, i fattori determinanti sono l’insoddisfazione verso la medicina Convenzionale e il crescente desiderio di un approccio che comprenda la cura dell’individuo nella sua globalità (“the whole person care”) e la prevenzione delle malattie. Sempre più persone scelgono quindi la medicina Tradizionale/Complementare per migliorare la qualità della vita quando una cura non è possibile; “per far fronte all’aumento inarrestabile delle malattie croniche non trasmissibili”; infine, perché la medicina Convenzionale ha fallito o ha causato addirittura effetti negativi.
La Medicina Tradizionale/Complementare, insomma, accoglie sempre più utenti che cercano risposte a questioni importantissime a cui, come abbiamo visto nei riguardi del tema delicatissimo della prevenzione, la Medicina Convenzionale non sa – o non vuole – rispondere.
Verso l’integrazione
Tornando quindi agli scopi del rapporto dell’OMS, la premessa è sicuramente molto interessante e merita di essere citata integralmente:
It is clear from the global review that there are a number of opportunities and challenges in relation to national policies, law and regulation, quality, safety and effectiveness of T&CM, universal health coverage and the integration of T&CM into health systems. Although there are many pressing social and economic issues that serve as an incentive for using T&CM, the predicted increase in the global burden of chronic diseases (WHO Global Status Report on noncommunicable diseases (NCDs), 2011) is the most urgent reason for developing and strengthening collaboration between conventional and T&CM health sectors.
È chiaro da una revisione globale che vi siano un grande numero di opportunità e sfide relativamente a politiche nazioni, legislative e regolamentative, alla qualità, sicurezza ed efficacia delle Medicine Tradizionali e Complementari nei sistemi sanitari. Nonostante vi siano numerose pressioni sociali ed economiche che fungono da incentivo all’uso delle Medicine Tradizionali e Complementari, tuttavia il pronosticato aumento del fardello globale portato dalle malattie croniche (WHO Global Status Report on noncommunicable diseases (NCDs), 2011) è la ragione più importante per sviluppare e rafforzare la collaborazione tra la Medicina Convenzionale e le Medicine Tradizionali e Complementari.
Quindi la prospettiva è quella di uno “Tsunami” in termini di gestione assistenziale e anche di costi diretti e indiretti legati all’aumento vertiginoso delle patologie croniche soprattutto nei paesi Occidentali (secondo il rapporto, i principali fruitori delle T&CM in Occidente sono appunto i malati affetti da patologie croniche, come ad esempio le patologie msucoloscheletriche (il classico mal di schiena, l’artrosi 2Rossignol M et al. Who seeks primary care for musculoskeletal disorders with physicians prescribing homeopathic and other complementary medicine? Results from the EPI3-LASER survey in France. BioMed Central (BMC) Musculoskeletal Disorder, 2011, 12: 21-26.). Le motivazioni di tale processo meriterebbero un approfondimento ma rischierebbero di sviare il discorso.
Ma c’è anche un altro tema: garantire a tutte le persone un accesso alle cure:
La Medicina Tradizionale e Complementare (T&CM) è una importante e spesso sottostimata parte dei sistemi sanitario-assistenziali. Le T&CM si trovano praticamente in tutto il mondo e la domanda per questi approcci è in costante aumento. Inoltre, le T&CM di provata qualità, efficacia e sicurezza contribuiscono all’obbiettivo di garantire a tutte le persone un accesso alle cure. Molte nazioni riconoscono la necessità di sviluppare un approccio coesivo (cohesive) e integrativo (integrative) all’assitenza sanitaria, che permetta ai governi, agli operatori sanitari e soprattutto ai pazienti, di avere accesso alle T&CM in un modo sicuro, rispettoso, efficace ed economicamente vantaggioso.
Sono tutti assunti di un certo peso, considerando anche il fatto che la WHO è il massimo organo a livello mondiale in termini sia di assistenza sanitaria che di prevenzione. Proseguendo, viene fatto anche un riassunto degli sviluppi relativi alla Medicina Tradizionale negli ultimi anni, confermando la posizione ottimistica precedente e sottolinenando che
Molto è cambiato rispetto al precedente documento pubblicato dall’OMS nel 2002. Molti stati hanno gradualmente accettato il contributo che la Medicina Tradizionale può dare alla salute e al benessere degli individui e alla completezza dei propri sistemi sanitario-assistenziali e sia i governi che i consumatori considerano sempre di più questi approcci come integrabili nell’offerta dei trattamenti sanitari erogabili.
E questo è confermato da alcuni dati interessanti che delineano inequivocabilmente sia l’incremento massivo della domanda da parte dei cittadini verso la Medicina Tradizionale, sia il numero di sistemi sanitari e quindi di stati che hanno in qualche modo cercato di “integrare” e regolamentare questa Medicina al proprio interno.
Di seguito alcuni grafici mostrano in maniera molto chiara queste dinamiche.
Quindi negli ultimi anni la situazione sicuramente è cambiata, delineando un quadro di aumento della richiesta verso la Medicina Tradizionale, affiancata da un aumentato interesse, non ultimo regolamentativo, da parte anche degli organi ufficiali sia sanitario-assistenziali, che accademici.
Non è tutto oro quel che luccica…
Tuttavia, come sottolineato dagli autori di questo rapporto rimangono ancora dei lati oscuri del processo di integrazione della Medicina Tradizionale nei sistemi sanitari nazionali per le motivazioni più varie. Pertanto gli obbiettivi individuati dalla Task Force della WHO per superare questi scogli all’integrazione della Medicina Tradizionale nei sistemi sanitari nazionali a livello mondiale sono sostanzialmente due:
To support Member States in harnessing the potential contribution of T&CM to health, wellness and people-centred health care and to promote the safe and effective use of T&CM through the regulation of products, practices and practitioners.
(assistere gli Stati Membri nello sfruttare il contributo potenziale della Medicina Tradizionale e Complementare per la salute, il benessere e per un’assistenza sanitaria incentrata sulle persone e per promuovere l’uso sicuro ed efficace della Medicina Tradizionale e Complementare attraverso la regolamentazione dei prodotti, delle pratiche e dei praticanti.)
e la strategia prevede sostanzialmente tre punti:
1) building the knowledge base and formulating national policies;
2) strengthening safety, quality and effectiveness through regulation;
3) promoting universal health coverage by integrating T&CM services and self-health care into national health systems.
(1) Costruire la conoscenza di base e formulare le politiche nazionali;
2) Rafforzare la sicurezza, la qualità e l’efficacia attraverso la regolamentazione;
3) promuovere la copertura sanitaria mondiale integrando servizi di Medicina Tradizionale e Complementare e di auto-assistenza sanitaria nei sistemi sanitari nazionali.)
Nonostante la chiarezza cristallina della strategia di “integrazione”, in realtà, dopo poche righe, gli autori specificano che comunque ogni realtà nazionale è a sé stante e ogni caso di “integrazione” va quindi valutato singolarmente tenendo conto di numerosi aspetti, non ultimi sociali, antropologici, politici ed economici.
È interessante che si parli di incremento della domanda, di integrazione e di sviluppo delle T&CM, toccando al contempo temi eticamente nobili, come l’estensione a tutta la popolazione del pianeta di livelli basilari di assistenza sanitaria, e al contempo queste tematiche rimangano nel campo delle ipotesi e sostanzialmente distaccate dalla realtà.
Infatti, al di là degli assunti teorici, tecnicamente inattaccabili, non vengono forniti i dettagli su “come” nella realtà debba avvenire l’integrazione, né di “come” possano coesistere nello stesso sistema sanitario assistenziale due corpi medici che si basano su paradigmi sostanzialmente diversi se non in alcuni casi opposti (es. medicina allopatica vs. omeopatia).
Queste sono esattamente le stesse problematiche emerse mel processo di “integrazione” delle varie “Medicine” che sono state affrontate in un precedente articolo. Dinamiche che riconducono più ad una “disintegrazione” che ad una “integrazione”.
…ma la portata è storica
In conclusione, al di là delle incertezze riguardo alla praticabilità degli intenti, il documento dell’OMS è di portata a dir poco storica e alcune affermazioni della massima autorità mondiale non potranno restare senza eco.
Come abbiamo sottolineato, se in molti paesi in via di sviluppo le T&CM sono l’unica opportunità di cura, d’altro canto in Occidente le persone si rivolgono a queste metodiche perché sostanzialmente sono insoddisfatte della Medicina “Convenzionale” (per inefficacia o addirittura per dannosità), e trovano delle risposte alle gravi lacune di quest’ultima riguardo temi come la prevenzione o della visione dell’essere umano nella sua globalità.
Sono affermazioni che delineano un panorama di forte “crisi” della Medicina e la spinta verso un cambiamento che, volenti o nolenti, i sistemi sanitari e gli Stati dovranno prima o poi decidere di affrontare, in quanto la partenza è proprio da quella “base”, cioè i malati, che alla fine sono i fruitori ultimi della Medicina.
Tuttavia, se si deciderà prima o poi ad affrontare “a priori”, cioè nei paradigmi, una possibile integrazione tra i diversi sistemi, difficilmente ci si sposterà dalla attuale situazione di sterilità e incompiutezza, lasciando le premesse per altri 10 anni di “disintegrazione” (2014-2023).
Da ultimo una piccola provocazione: visto l’uso, o meglio l’abuso, del termine Tradizione, gli autori di questo rapporto sapranno veramente qual è il suo significato più profondo?
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